L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista al capitano del Bari Di Cesare.
L’ultimo ad arrendersi, il primo a ricominciare. Se no, che capitano sarebbe? Valerio Di Cesare ha rinviato l’appuntamento con il ritiro, quella sconfitta in finale contro il Cagliari l’ha convinto a fare un anno in più con il Bari. Perché dopo aver contribuito al rilancio dalla Serie D nel 2018, gli manca ancora un salto.
Non le bastano 182 partite e due promozioni? «Diciamo che dopo quel maledetto 11 giugno non mi andava proprio di dire basta. Ci devo riprovare, anche se adesso sappiamo che sarà ancora più difficile, ma l’obiettivo è mettercela tutta per rivivere ancora quelle emozioni incredibili».
La sua più bella partita con il Bari quale è stata? «Tante… Forse quella che mi è rimasta di più impressa nella mente è stata la semifinale vinta con il Südtirol: il gol, il fischio finale, tutto bellissimo. Emozioni che soltanto altre 7-8 piazze in Italia possono darti».
Quella più strana? «In Serie D a Gela. Siamo arrivati e lo stadio era inagibile, ma la gente era tutta sui balconi. Lo spogliatoio sembrava quello del calcetto, non ci stavamo tutti: noi 11 dentro a cambiarci e gli altri fuori ad aspettare. Ho detto: spero solo di non farmi male».
Il campionato riparte da dove aveva finito: da Bari-Cagliari a Bari-Palermo, 68 giorni dopo. «Dopo quella batosta non è stato facile ripartire, e rinviare l’inizio del campionato sarebbe stato peggio. Meglio così. Però siamo una squadra in evoluzione, da completare, e affrontiamo una squadra molto competitiva e già pronta, forse la favorita».
Quanto conta la continuità con Mignani al terzo anno? «Tantissimo. Avere lo stesso allenatore è un vantaggio enorme, riparti da una base forte e da tante certezze. E i nuovi si integrano più facilmente».
Lei gioca in B dal 2004, ha fatto 335 partite: quanto è cambiato questo campionato? «Quando ero giovane il livello mi sembrava più alto per la qualità dei giocatori. Se ancora gioco a 40 anni un motivo c’è… (ride ) Scherzi a parte: il campionato resta livellato e imprevedibile, con una grande organizzazione anche nelle squadre che giocano per la salvezza».
Chi è favorito? «La Cremonese con le altre retrocesse Samp e Spezia. Ma attenzione a Palermo, come ho detto prima, e Parma, che ha dato continuità al lavoro di Pecchia e ha aggiunto a una rosa già forte giocatori più adatti alla B».
L’attaccante che soffre di più? «Ce ne sono stati tanti… Sarà dura contro Pohjanpalo, che mi ha già impressionato».