Gazzetta dello Sport: “Azzurri, sarete soldati di Ventura. C’è l’annuncio del nuovo c.t. Tavecchio: «Scelto perché è un maestro»”
“Giampiero Ventura, «scelto perché è un maestro di calcio», sarà il nuovo c.t. dopo l’Europeo, ma si sapeva. Alla domanda se sia anche l’uomo giusto per l’Italia troveremo risposta più precisa tra un paio d’anni o giù di lì. Senza necessariamente considerare l’esito del gruppo terribile in cui siamo finiti, da «non» teste di serie, sulla strada di Russia 2018, quando scadrà il suo biennale di 1,31,4 milioni a stagione. PROSPETTIVE Il rischio di non andare al Mondiale, per la prima volta dal 1958, non è così fantascientifico, considerato lo stato del nostro calcio. Ma il c.t. sarebbe l’ultimo responsabile. L’impressione è che il dubbio sull’idoneità avrebbe riguardato tutti, i concorrenti diretti (Montella, De Biasi, Donadoni) e i cosiddetti top (Allegri, Spalletti, Ancelotti). Carlo Tavecchio lo ha accolto così: «La mia prima idea, maturata un mese fa. Ha insegnato a tanti allenatori le sue regole innovative, ha esperienza smisurata nel settore giovanile e un sano concetto di appartenenza». Precisando di non aver ricevuto pressioni. Ventura, 68 anni, sarà presentato il 18 luglio. Avrà con sé il vice Salvatore Sullo, il preparatore atletico Alessandro Innocenti e un osservatore, forse Giuseppe Zinetti. Debutterà il 1° settembre con la Francia. A Bari? PROBLEMI CONTE Nell’estate 2014, con l’Italia ancora out al Mondiale e la Juve invincibile, Tavecchio ebbe l’intuizione di rivolgersi al miglior tecnico del momento. Una soluzione sperimentata con Sacchi (finalista a Usa 1994) e Lippi («mondiale» 2006). Conte aveva proposto un calcio in antitesi alle ultime espressioni italiane: possesso, aggressione continua, predominio territoriale, mentalità vincente. Nessuno aveva la sua autorevolezza. Si pensava: «se lo dice Conte», lo ascolteranno. Dagli stage alla Coppa Italia, il risultato è stato ben diverso. Anche per questo, ma non solo, se ne andrà. TECNICI FEDERALI Non è detto che il c.t. debba essere per forza il numero uno. Non era così in passato, quando la scuola tecnica di Coverciano promuoveva allenatori seri e rigorosi, uomini prima che selezionatori: Bearzot papà mondiale, Vicini con l’Under bellissima e la Nazionale idem e sprecona, Maldini con il suo pragmatismo fermato soltanto ai rigori. Intanto in campionato vincevano Trap, Bianchi, Liedholm, Bigon, Bagnoli. Sempre meno lo sarà in futuro: se Tavecchio ha colto l’insperata finestra postdimissioni di Conte, è improbabile che i grandi club lascino liberi Allegri, Spalletti e Ancelotti. O troviamo l’ultimo romantico o i top diventeranno c.t. solo a fine carriera. ITALIAN JOB Resta la solita questione, senza risposta definitiva, se un c.t. possa essere un allenatore, cioè uno da campo ogni giorno, oppure se sia meglio un selezionatore, bravo a sintetizzare il meglio del campionato nel tempo più breve possibile. Ebbene, Ventura è la metafora dell’allenatore italiano: il più preparato, stratega e perfezionista del mondo. Tolti quei duetre non proponibili, la scelta doveva andare su un grande professionista, dalle spalle così larghe da sopportare la carica degli altri 60 milioni di c.t., dall’esperienza maturata «battendo» per strada, ci scusi la simbologia. Maestro di calcio e di buon senso, aperto ai giovani. Tutti requisiti che gli appartengono, combinati con un atteggiamento tattico non convenzionale: se il 352 del Toro è stato di necessità virtù, il progetto ideale di Ventura è quel 424 che ideologicamente lo mette in scia di Conte (già sostituito a Bari). Ha prevalso su Montella e De Biasi. Per il primo giocava il fascino dell’età (e il bel ricordo di Catania e Fiorentina), un po’ appannato dalla Samp. In quanto a De Biasi, la qualificazione storica dell’Albania, senza playoff, si è infranta anche sul timing: molto complicato mettere sotto contratto un c.t. che potrebbe essere tuo avversario all’Europeo. PAROLE CHIARE Se fossimo in Ventura, in totale accordo con Tavecchio, parleremmo subito chiaro per mettere le mani avanti. Come in tempi di simile carestia ha fatto la Germania (lavorando al contempo a un progetto di rinascita federale): non c’è un campione, gli obiettivi devono essere a lunga scadenza, meglio rinunciare a un paio di trentenni per regalare chili di esperienza ai giovani. In prospettiva europeo 2020. Quando il biennale di Ventura potrebbe essere già stato prolungato se, a parte la qualificazione, ci fossero le evidenze di un lavoro serio e di prospettiva sul quale non dubitiamo. Per un milione di motivi sarebbe fondamentale Lippi al fianco: responsabilità e impegni distribuiti con vantaggi per tutti. Vediamo la storia del conflitto d’interessi: se le regole sono quelle, avere il «santone» Lippi sarà dura. Ma che perdita”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.