“Da Sun Tzu ad Antonio Conte, passando per Carl von Clausewitz, l’arte della strategia tutto sommato si muove su diverse affinità. Se il calcio è metafora della guerra, dalla Cina del VI secolo avanti Cristo alla Francia calcistica del Terzo Millennio, sulla lavagna del campo in fondo poco cambia. E allora è possibile che, in attesa del Belgio, il c.t. stia studiando una delle massime dello stratega orientale, contenute nel suo «L’arte della guerra»: «In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria. Combatti con metodi ortodossi, ma vinci con metodi straordinari». E allora, con la squadra di Wilmots favorita proprio per la qualità del reparto offensivo, che cosa ci sarebbe di più spiazzante che vedere una Italia votata all’attacco? ALI D’ATTACCO Il segreto perciò lo rivela lo stesso Lorenzo Insigne, chiamato anche lui a dare il proprio contributo al colpo di mano. «In difesa non sono molto compatti, ce la giocheremo attaccandoli. Stiamo facendo allenamenti specifici per metterli in difficoltà. Loro sono più forti in attacco, ma noi non siamo da meno». Ecco qui, allora, che il ribaltamento del copione è dietro l’angolo. In onore quindi alla massima di von Clausewitz, che nel suo «Della guerra» spiegava come sia necessario «costringere l’avversario a seguire la propria volontà», è possibile che – invece di seguire la logica contiana degli ultimi tempi – l’Italia dell’esordio non punti su un esterno offensivo e un altro più adeguato alla copertura, bensì su due ali che sappiano attaccare la profondità e rendersi pericolosi in zona gol. Ovvero, al posto di uno solo tra Candreva ed El Shaarawy (messi in tandem con Darmian), spazio sia al laziale che al romanista, costringendo così i difensori del Belgio – orfani di Kompany – a preoccuparsi di noi e non viceversa. Insomma, il messaggio è chiaro: se affrontiamo il Belgio come vittime sacrificali pronte solo a difendersi, l’impressione è che non si vada lontano. Così, meglio provare a sparigliare i giochi puntando sugli aggiramenti laterali, utili sia per i cross che per suggerire tagli verso il centro. Senza contare che Candreva ed El Shaarawy hanno anche un tiro dal limite dell’area in grado di far male persino a Courtois. PELLÈ & ZAZA Ovvio però che a tutti e due sarebbe chiesto sacrificio nei ripiegamenti, col supporto offerto anche dei rispettivi interni, che potrebbero essere Parolo e Giaccherini. Quest’ultimo, soprattutto, deve proteggere le avanzate del Faraone, tant’è che quando un paio di volte aveva tentato sortite non autorizzate, sono arrivati gli urlacci di Conte: «Ma dove stai andando?». Insomma, con i movimenti giusti il 3-5-2 si puo trasformare in fase offensiva anche in 3-3-4, 3-4-3 o 4-3-3, soprattutto se De Rossi scala in retroguardia e fa allargare Barzagli e Chiellini sulle fasce per eventuali sovrapposizioni. Ma ciò che più conta è l’attacco, tant’è che ieri – nell’ambito dei numerosi esperimenti – il c.t. ha provato come coppia offensiva anche quella composta da Pellè e Zaza che finora in partita non si è mai vista. Un modo forse per sfruttare al meglio i cross. IMMOBILE: TORO LONTANO In ogni caso, quello di Conte per la squadra è un mantra d’attacco. «Qui è diverso rispetto al Brasile: lì eravamo concentrati sul clima, a partire dalla casetta Manaus a Coverciano, qui invece ci concentriamo sulla tattica e lo spirito di gruppo. Certo, il Belgio è una squadra piena di grandi campioni, come Hazard, De Bruyne e Martens, che è mio concorrente nel Napoli e posso assicurare come tecnicamente sia molto forte, ma qui stiamo tutti lavorando al massimo. Io poi sono pronto a fare anche la seconda punta». Anche Ciro Immobile racconta come «grazie ai video stiamo studiando anche i piccoli dettagli». La faccia è di quelle soddisfatte, da attaccante a caccia di prede. «Sono orgoglioso di avere recuperato lavorando anche le domeniche, Pasqua compresa. Alla fine del campionato, ho voluto ringraziare tutti al Torino per avermi aiutato nella corsa alla Nazionale.
In Brasile ero arrivato stanco per il campionato e ho sofferto il caldo. Stavolta sono più fresco degli altri». Tra l’altro il suo è un modo anche costruire il futuro. «Restare al Toro? L’Europeo è una competizione che ti permette di metterti in vetrina. Penso solo a far bene qui, poi rifletterò su tutto il resto. Ho 26 anni e so che questa è un’occasione importante per dimostrare il mio valore». Un valore che sarà misurato a trazione anteriore perché – in omaggio a Sun Tzu – probabilmente Conte vorrà un’Italia «rapida come il vento, maestosa come la foresta, avida come il fuoco, incrollabile come la montagna». Che ne dite, un programma troppo ambizioso?”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.