“Quello che portava a spasso un coniglio arancione, adesso si vestirà di rosa. La carriera di Alessandro Diamanti è un arcobaleno: dal biancoazzurro di Prato al rosanero di Palermo. Nel mezzo, 12 sfumature di «Alino». IL «FIGLIOLO» Alessandrino adesso è lì, dove è diventato «Alino»: soprannome regalato dai tifosi di casa, quelli del Prato. Si sta allenando per conto suo e ieri ha incontrato il d.s. Faggiano: è questione di momenti, per risolvere il contratto che lo lega (fino a dicembre) al Guangzhou Evergrande e firmare con il Palermo. L’idea è quella di legarsi per un anno, con opzione per il secondo. L’Atalanta di Gasperini ha infatti deciso di puntare su D’Alessandro e, quindi, dopo le 16 presenze della scorsa stagione Alessandro ha dovuto reinventarsi. «Lo vedi fare uno stop e il biglietto è bello che ripreso». Parola di Giannetto Guarducci, 90 anni proprio oggi e presidente onorario del Prato da una vita. E l’avvocato garantisce per il «figliolo»: «Quando non so cosa fare mi riguardo le sue partite registrate: è uno che può durare, sa come passare la palla». BE HAPPY Semplice. Come invece non è decifrare la coperta di tatuaggi che si è cucito addosso. «Non so neppure io quanti ne ho», ha detto un giorno Alino, quello dello «smile», delle stelle, del «be happy» (sii felice), della balena, del numero 23, della bandierina di Taiwan (il paese della moglie Silvia Hsieh), dell’ideogramma che indica il maiale (Diamanti è del 1983, anno del maiale per il calendario cinese). Non si sa invece che fine abbia fatto Bennino, il coniglio malpelo. Che a confronto Mario Balotelli, con il porcellino d’India Super, era un dilettante. GRAZIE NONNO Il «casinista combattente» — così si era definito lui — è in realtà un adorabile nipote. Diamanti ha conosciuto il pallone all’Associazione Calcio Santa Lucia, presidente Rodolfo Becheri, in arte il nonno materno. Da ragazzi, lì, ci hanno giocato Paolo Rossi e Christian Vieri. E Luciano Diamanti, papà di Alino, ha pure allenato Bobo negli Allievi. Per Alessandro c’è stata poi una gavetta infinita: Empoli, Fucecchio, Florentia Viola, AlbinoLeffe. Nel 2007 arrivò al Livorno, retrocesse e lo riportò in alto l’anno dopo: nella notte della promozione si presentò al ristorante vestendo una tshirt con un diamante grezzo stilizzato e la scritta «A…lino». Con la maiuscola, e non per la legge del nome proprio. «C’è chi matura a 18 anni, chi a 25, chi a 30 e chi non matura per niente. Meglio tardi che mai», ha detto a 29 anni prima di shakerare Hart con il rigore, ai quarti di Euro 2012. Nel mezzo un po’ di West Ham, di Watford e soprattutto di Guangzhou. «Fu un dispiacere vederlo andare fino in Cina», confessa l’avvocato. Che tra poco potrà goderselo senza fuso orario, meridiano di Palermo.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.