Gazzetta dello Sport: “A casa di papà Inzaghi: «Pippo porta regali e multe, Simone ormai è dei Parioli»

Il pallone di Pippo e Simone Inzaghi è abituato a rimbalzare dappertutto: da Piacenza ad Atene e Yokohama, da Milano e Roma fino a Berlino, da Torino (dove giocarono insieme in Nazionale) a Venezia. C’è però un posto in cui il pallone trova pace. Come la sacca nel quale viene infilato a fine allenamento. Il posto è questa casa bella, grande e accogliente costruita in una via laterale di San Nicolò, a pochi chilometri da Piacenza. Qui vivono papà Giancarlo e mamma Marina, inseparabili da 48 anni. E qui, quando possono, si rifugiano Pippo e Mone come li chiamano i genitori, «anche se prima li chiamavo bomber e adesso mister», sorride Giancarlo. E’ lui che ci accompagna in una visita della casa che diventa un viaggio nella vita e nella carriera dei due figli. Tra foto appese, ricordi di ogni genere («Ho messo da parte tutti i giornali che parlano di loro») e speranze per il futuro emerge la soddisfazione per il momento felice: Pippo è primo in Lega Pro con il Venezia, Simone è a un punto dalla zona Champions con la Lazio.

BABBO NATALE Il viaggio parte dalla palestra, piano ­1: «Non staccano mai: calcio, calcio, calcio. Ogni giorno fanno lunghe telefonate per scambiarsi idee e consigli. Quando torna a casa Simone trova Tommaso che ha 15 anni e Lorenzo, che ne ha solo 4 ma calcia benissimo. Mi piacerebbe che Pippo si sposasse, ma niente: pensa solo al pallone. E si gode i nipotini. Li vizia un po’: Tommaso voleva la macchinetta al posto del motorino, i genitori non erano d’accordo, è intervenuto lo zio e ci ha pensato lui». Le pareti della palestra sono tappezzate da articoli e gigantografie. In un angolo c’è un poster speciale: Silvio Berlusconi e Pippo con la Coppa Campioni vinta ad Atene. E’ un regalo del presidente, c’è anche la dedica: «Grazie Pippo, sei il nostro Babbo Natale». Nel maggio 2015 Babbo Natale è stato allontanato dalla casa che aveva riempito di doni: «Pippo resta milanista», racconta papà Giancarlo. «Ha ricevuto tantissimo da questo club e ha dato altrettanto. Avrebbe qualche sassolino da togliersi, ma è troppo serio per fare polemiche». Però ha sofferto: «Era triste, deluso, arrabbiato. E’ stato male, ha somatizzato. Non me l’ha mai detto, ma credo che pensasse di essere confermato. Berlusconi gli promise che si sarebbero incontrati per parlare del futuro. Per alcuni mesi Pippo è stato qui da noi, andavamo spesso a pescare. Poi è arrivata la telefonata del Venezia ed è tornato a vivere». Simone, invece, è rimasto alla Lazio e anche lui ha un presidente ingombrante: «Però Lotito non interferisce. Lo chiama, si informa, ma non va oltre. In estate aveva detto a Mone che gli avrebbe fatto allenare la Salernitana. Poi la trattativa con Bielsa si complicò e Mone mi disse: “Papà, vedrai che allenerò la Lazio”. In poco tempo ha risolto molti problemi. Keita voleva andare via, Mone gli ha parlato: “Stai con me due anni e arriverai tra i primi cinque del mondo”. Guardate come sta giocando».

I RITI L’ascensore interno si apre e sul pavimento c’è il disegno stilizzato di un pallone, compagno di vita: «Quando erano ragazzi in casa avevano il divieto di usare il pallone perché spaccavano tutto. Allora salivano in mansarda, arrotolavano le calze e giocavano a piedi nudi. Un giorno sentii un trambusto pazzesco, li trovai grondanti di sudore ma immobili sul divano. Giurarono che non stavano giocando, ma poi Pippo scese zoppicando: metatarso rotto». In salone c’è un grande televisore che trasmette solo calcio: «Io guardo qui tutte le loro partite. Da solo. Marina le segue dalla tv in camera. Ho collegato anche il computer così posso vedere bene la Lega Pro». In famiglia ci sono i riti propiziatori: «Non ho ancora seguito la Lazio allo stadio, finora è andata bene così. Il giorno della partita ci sentiamo solo dopo il giro delle interviste. Ho visto il Venezia quattro volte e mi hanno fatto piacere gli applausi dei tifosi avversari per Pippo: queste sono le soddisfazioni più importanti per un papà. Un giorno Raiola mi disse: “Con me suo figlio avrebbe guadagnato quattro volte di più”. Lo raccontai a Pippo che mi rispose: “Non me ne frega niente. Ho guadagnato abbastanza”. Lui ragiona così. Il suo procuratore Tullio Tinti è bravo, a volte avrebbe rallentato i rinnovi per far alzare la cifra. Ma Pippo andava in sede da Galliani e firmava senza trattare. Qualche tempo fa gli ho chiesto se il Venezia lo pagasse regolarmente. Mi ha risposto che non lo sapeva, non aveva controllato».

LE MULTE Pippo è più istintivo, Simone più riflessivo. «E’ vero, ma quando si arrabbia… Con la Primavera della Lazio un giorno perdeva 2­0 all’intervallo con il Napoli. Nello spogliatoio si strappò letteralmente la camicia e urlò di tutto alla squadra: alla fine la Lazio vinse 3­2. Il modello di Pippo è Ancelotti, ma a entrambi piace moltissimo Sarri». Pippo quando può scappa qui: «E arrivano delle gran multe. Glielo ripeto sempre: vai piano… Simone invece è diventato proprio romano: ama la città, vive ai Parioli a venti metri da Alessia (la Marcuzzi, mamma di Tommaso, ndr). I loro rapporti sono ottimi. E Gaia (compagna di Simone e mamma di Lorenzo, ndr) è una donna fantastica».

UN ALTRO NIPOTINO Papà Giancarlo è orgoglioso. A volte si commuove: «Pippo e Mone sono due grandi figli. Con valori importanti. Con un forte senso della famiglia. Sono un esempio per i ragazzi. Ogni tanto gli contesto una formazione e allora vanno dalla mamma: “Stasera papà fa il tecnico. Lo sopporti ancora?”. Hanno una venerazione per lei. E Marina passa la vita in viaggio: qualche giorno a Roma, qualche giorno a Venezia. Parte con il brodo, quello buono, o con i cannelloni». Sopra un divano c’è una foto bellissima di Pippo e Simone, che fa trasparire la loro complicità. Tra pochi giorni lì vicino ci sarà l’albero di Natale: «Saremo tutti qui il 24 e il 25, come sempre. E tra dieci anni continueremo a discutere di calcio e a giocare con i nipotini. Ecco, vorrei che Pippo facesse un figlio: è l’unico gol che gli manca». Sulle mensole della sala, tra le numerose cornici, c’è proprio uno spazio libero“. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.