“«Ci mancava solo che dalla panchina del Toro si alzassero Pulici e Graziani». Questo è quello che ha raccontato di aver pensato Rino Gattuso quando ha visto che Mihajlovic ha ordinato a Belotti e Ljajic di iniziare il riscaldamento. Certo i due attaccanti granata devono ancora dimostrare di valere il paragone con i Gemelli del gol, ma le parole del tecnico pisano rendono perfettamente l’idea dell’impatto che i due potevano avere, e poi hanno effettivamente avuto, sulla gara di Coppa Italia. E se Ljajic è da anni uno dei maggiori talenti del campionato italiano, e Gattuso lo ha affrontato sul campo, Belotti è invece stato uno dei giocatori che il centrocampista campione del mondo ha maggiormente voluto allenare, convinto delle sue possibilità fi n da giovanissimo: «Siamo stati io e il direttore sportivo Giorgio Perinetti a portarlo a Palermo dall’Albinoleffe, – ha raccontato Gattuso – quando ho detto che mi ricordava terribilmente Shevchenko molti mi hanno preso in giro. Si vedeva che era un giocatore di grandi potenzialità, forse allora non lo ha dimostrato appieno, ma era lampante. Ho avuto la fortuna di allenarlo, sapevo quello che sarebbe potuto diventare. Ha una caratteristica ben precisa, vive per il gol, e tutto quello che fa lo fa con veemenza e voglia, ha il veleno addosso. Quando lo vedi magari non gli dai mille lire, perché appare scoordinato, ma poi ti accorgi che non gli manca nulla, ha forza, cattiveria, stacco di testa e centra sempre la porta. E’ un giocatore completo». Una vera e propria investitura per il Gallo, da parte di chi lo conosce bene e ha vinto tutto. Ora a Belotti spetta il compito di andare oltre, e stupire anche chi, come Gattuso, ha sempre creduto in lui”. Questa l’intervista a Gennaro Gattuso realizzata da “Tuttosport”.