Gasperini ritira il Premio Bearzot: «Quando giocavo nel Palermo in Italia non c’erano stranieri»

Gian Piero Gasperini ha ritirato, dal palco del Salone CONI a Roma, il Premio Bearzot. Il tecnico, ex calciatore rosanero, si è anche soffermato su varie tematiche sul calcio attuale e sulla sua carriera da calciatore.

Un premio importante per la sua carriera.

«Bearzot era un uomo di grandissimi valori, nel 1982 c’è stata un’esplosione in tutto il paese. Io all’epoca giocavo nel Palermo e in Italia non c’erano stranieri, l’ho conosciuto marginalmente perché aveva una scelta molto più ampia. Vedevo in lui però un uomo di fiducia, non so se questo è il valore più importante ma non bisogna mai fare a meno dell’onestà. Non bisogna cercare mezzucci per arrivare ai risultati. Da bambino si sogna di essere un grande giocatore e poi ti devi accontentare di essere un buon giocatore, quando inizi la carriera da allenatore è la stessa cosa. Cresce la passione, io ho iniziato dal settore giovanile con i ragazzi di 11 anni. Sognavo di arrivare ai massimi traguardi, a un certo punto sembrava impossibile. Per me vincere non è solo alzare un trofeo ma superare le aspettative e gli ostacoli. I protagonisti sono i giocatori che vanno in campo».

Qual è il suo pensiero sulla situazione della Nazionale?

«La partita di ieri esce dai canoni, vorrei sapere cosa ha detto Spalletti ai giocatori nello spogliatoio dopo il primo tempo. È uscito un secondo tempo di tutt’altro genere, è stato un secondo tempo straordinario e forse si poteva addirittura vincere. La reazione della squadra testimonia che non si è abbattuto nessuno, mettendo in campo una prestazione importante anche dal punto di vista tecnico. Anche io non ho mai visto un gol come il secondo della Germania di ieri, ma c’è sempre qualcosa da imparare e questo è il bello del calcio».