L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha analizzato le parole di Alberto Pomini rilasciate ieri in conferenza stampa. Il portiere ex Sassuolo, domenica infatti, esordirà con la maglia rosanero, per via dell’assenza Josip Posavec impegnato con la Croazia. Ecco quanto si legge:
“Due anni e quattro mesi dopo, Alberto Pomini ritrova il campo da titolare. Dura la vita del portiere quando sa di dover fare il vice. A Sassuolo, dove pure era stato un grande protagonista della promozione, due stagioni intere senza neppure una presenza, 7 partite giocate in tutto negli ultimi 4 campionati. «E’ normale che la sicurezza la si trova più giocando ma sono arrivato a un’età (36 anni, ndc) dove si riescono a gestire queste cose» sorride serafico Pomini. Ultima partita conosciuta 31 maggio 2015, Sassuolo-Genoa 3-1. Sabato si ricomincia da Brescia, causa Posavec in nazionale. Il suo debutto col Palermo, che l’ha scelto come portiere di garanzia. «Riconosco che tornare a giocare dopo tanto tempo e con una maglia nuova, una emozione me la dà. Ma la mia forza è la serenità interiore, ho sempre preparato ogni settimana come se dovessi giocare e quando si lavora bene, i frutti vengono. Io chioccia di Posavec? Il mio compito è dare il massimo e questo è di per sé un aiuto a tutta la squadra e non solo a Josip. Nel ruolo di portiere è normale ci sia una gerarchia prestabilita. I dualismi non giovano, aumentano solo la pressione su entrambi». IL NUMERO 22. Quando è arrivato in rosanero, era a disposizione la maglia numero 1, la più naturale per un portiere. Alberto non l’ha voluta ed ha scelto la 22. La sua spiegazione descrive il personaggio: «Il numero 1 va guadagnato, è una maglia importante e bisogna meritarla giorno dopo giorno. A Sassuolo avevo proprio il 22, la 1 l’ho presa solo quando sono arrivato in A». Del resto anche Posavec ha optato per la 12: «Josip è giovane, pensate che io sono arrivato in B a 27 anni e in A a 32. Ha doti fisiche incredibili, ha bisogno di giocare ed essere sereno, accettando gli eventuali errori con positività. L’ho visto sicuro, vuole riscattarsi, poi nell’arco di una stagione c’è bisogno di tutti. Prendete la nostra gara a Brescia. Per ragazzi che hanno meno opportunità di giocare, è un treno che va preso al volo: bisogna farsi trovar pronti, la motivazione è far vedere che non abbiamo niente di meno di quelli che non ci sono. Se facciamo risultato con tante assenze, daremo una grande dimostrazione di forza». LA LINGUA DELLA DIFESA. Come si farà capire da due difensori polacchi che comporranno il trio arretrato? Pomini è tranquillo: «Szyminski e Dawidowicz la lingua italiana l’hanno già imparata. Le parole principali, “uomo, palla, accorcia, sali”, già le capiscono. E’ importante la comunicazione in campo, ma per fortuna avremo Bellusci che ha un bel po’ di partite alle spalle in B e in A. Tedino? Ha portato positività e certezze, tatticamente si lavora tanto, stiamo meccanizzando i movimenti, sappiamo prima cosa dobbiamo fare ed è un grande vantaggio. Per vincere il torneo cadetto ci vogliono costanza e compattezza, sentirsi sempre in discussione e mai arrivati»”.