“Fuori dalla Nazionale chi scommette”: lo Stato si muove, ma la bufera scommesse non si placa

ROMA – La maglia azzurra? Un premio che va oltre la tecnica. Il messaggio è chiaro, diretto, inequivocabile. Dopo il senatore Pier Ferdinando Casini, anche il ministro dello Sport Andrea Abodi prende posizione con decisione:
«Non basta buttare la palla dentro. La convocazione in Nazionale è un premio a tutto tondo. Il comportamento morale deve precedere il valore tecnico».
Un segnale forte, all’indomani dei numerosi scandali legati al mondo delle scommesse sportive, che continuano a scuotere il calcio italiano e mettono sotto i riflettori l’operato della FIGC.
Tonali, ombre nuove: si rischia un secondo processo
La bufera potrebbe riaccendersi su uno dei nomi più in vista: Sandro Tonali. Nonostante abbia già patteggiato 10 mesi di squalifica, ammettendo le sue responsabilità e avviando un percorso di recupero dalla ludopatia, dalle analisi forensi sul suo cellulare emergono nuove chat compromettenti.
L’ex milanista avrebbe taciuto le scommesse di altri, tra cui quelle dell’ex compagno Alessandro Florenzi, un’omissione che – secondo l’art. 30 comma 7 del codice di giustizia sportiva – potrebbe aprire a un nuovo procedimento per omessa denuncia. Se così fosse, si andrebbe oltre il principio del ne bis in idem, riaprendo una ferita che si pensava chiusa.
L’allarme: “Via la norma o applicatela davvero”
A questo punto, si impone una scelta: o si cancella la norma sull’omessa denuncia dal regolamento, oppure si applica con rigore, anche se ciò dovesse comportare l’uscita di scena di giocatori cardine della Nazionale di Luciano Spalletti. E Tonali, lo è.
La situazione, però, si complica. Anche perché il patteggiamento comporta un’assunzione di responsabilità – come ricorda Abodi – ma non assolve dalle implicazioni morali che una convocazione in azzurro porta con sé:
«I calciatori sono esempi. E l’esempio che danno è pessimo per i loro coetanei», afferma il ministro.
Fagioli si sfoga: “Ho già pagato. Ora rispetto”
Nel frattempo, chi ha già pagato – e duramente – è Nicolò Fagioli, oggi alla Fiorentina. Con un post su Instagram ha espresso la propria frustrazione per il ritorno del clamore mediatico:
«Ho scontato la mia condanna, ho affrontato il mio percorso di recupero e raccontato la mia malattia. Ma adesso, basta. Chiedo rispetto».
Il centrocampista aveva patteggiato 7 mesi di stop, aggiungendo 8 mesi di attività rieducativa.
Sospetti, bonifici e silenzi: la rete delle ombre
Il decreto del GIP di Milano svela nuovi scenari. Da Turati a Gatti, da Vlahovic a Armini, sono diversi i giocatori che avrebbero effettuato prestiti o bonifici a Fagioli, senza chiedere spiegazioni. Tutti dettagli che alimentano i sospetti e sollevano interrogativi su come la Juventus non sia riuscita a intercettare per tempo questa rete sotterranea di disagio e dipendenza.
Altri nomi, come Zaniolo, McKennie, Di Maria, Paredes, Bellanova, Cancellieri, Buonaiuto, sono citati nelle carte ma – al momento – non risultano coinvolti in scommesse calcistiche. Avrebbero puntato su poker online o altri sport. Ma come si chiede Il Mattino nelle righe conclusive:
«A questo punto, ci mettereste davvero le mani sul fuoco?»