Maurzio Stirpe, presidente del Frosinone, ha parlato in conferenza stampa. Ecco le sue parole subito dopo l’esonero di Alessandro Nesta:
«In tempi non sospetti dissi che il nostro obiettivo era quello di stare in modo stabile nella parte sinistra della classifica per poi capire, a poche giornate dal termine, se poter lottare per i playoff. Se analizziamo attentamente l’andamento della stagione ci accorgiamo che sino al 18 dicembre stavamo facendo meglio degli obiettivi perché eravamo terzi in classifica nonostante l’inizio stentato seguito poi dal recupero di gamba e determinazione. Poi il Covid ci ha colpito in un modo molto severo avendo avuto tanti contagiati, forse insieme alla Reggiana la società col maggior numero di casi. Questo ha influito sul rendimento delle gare dal 20 dicembre sino al termine del girone d’andata a cui si sono aggiunti anche infortuni che hanno fatto restare il potenziale inespresso ed al di sotto delle aspettative di società e tifosi.
Nel mese di febbraio, e poi marzo, è proseguito un andamento preoccupante: nel girone di ritorno in 10 gare abbiamo fatto 10 punti con alcune sconfitte immeritate. Ritengo che ci siano dei segnali da cogliere, soprattutto nelle ultime gare, come nel secondo tempo col Chievo dove abbiamo dimostrato fragilità mentali importanti. Se abbiamo l’opportunità di chiudere la partita e non lo fai questo è un grave punto di demerito che fa denotare qualche scricchiolio nel funzionamento dei meccanismi della squadra. L’altra cosa che non mi è piaciuta è il secondo tempo contro il Lecce non tanto per la sconfitta contro una squadra come quella salentina ma per il modo in cui è arrivata. Parare un rigore, di solito, è la spinta per ripartire ed invece non è successo nulla. Queste fragilità mi hanno fatto molto pensare in questi due giorni. A Frosinone ci mettiamo testa, cuore e portafoglio, non come tanti altri che ci mettono solo la lingua per fare polemiche. Ritengo, ed è una decisione molto sofferta e sono stato molto dibattuto, che in questo momento serve una scossa e la squadra non deve avere nessun tipo di alibi così come l’ambiente. Quando una società difende un allenatore lo fa a ragion veduta alla base di numeri e situazioni: Nesta è un allenatore che non ha mai potuto applicare dall’inizio il suo sistema di gioca perché non c’era la disponibilità da parte dei giocatori per applicarlo o magari c’era inadeguatezza tecnica per impiegare le sue idee. Nesta ha dovuto gestire le tossine di una retrocessione dalla A alla B con gente che vuole andare via ma che non trova nessuno e gente che non ha neppure la sensibilità di capire che dietro tutto questo c’è qualcuno che ti paga. Dopo un inizio di campionato dello scorso anno non soddisfacente la società, la squadra e l’allenatore hanno trovato un equilibrio che con il lockdown non è stato metabolizzato bene. Questo vuol dire che abbiamo una scarsa personalità: in queste condizioni prevale chi ha una forza mentale importante che riesce a dare il meglio di sé anche quando non c’è il pubblico.
Abbiamo avuti i nostri acuti quando c’era la forma giusta di alcuni giocatori ma altre volte abbiamo rimediato brutte figure. quest’anno siamo ripartiti in un certo modo: a me dispiace esonerare Nesta perché non ritengo che sia il problema del Frosinone ma allo stesso tempo ritengo opportuno non dare alibi più a nessuno soprattutto all’ambiente che da tempo chiede la testa dell’allenatore. All’ambiente dico di valutare bene gli avvenimenti e se si mette dalla parte della società vedranno che la società non può ragionare altrimenti. I responsabili di quello che succede sono in parte quelli che sono andati via, andati via solo per loro volontà sia per comportamenti maleducati ed insopportabili: chi non c’è ha sempre torto, chi rimane e mette testa, cuore e portafoglio meriterebbe più rispetto. Guardate il film degli ultimi 3 anni e vedete chi è andato via. Quelli che son rimasti non stanno dando neanche lontanamente quello che hanno dimostrato di saper dare. Da oggi non ci sono più alibi e la squadra dev’essere chiamata a rispondere alle proprie responsabilità: lo farà con un nuovo allenatore ed in un ritiro che partirà domenica prossima e si protrarrà sino a quando il Frosinone non riuscirà ad uscire dal campo in modo dignitoso: è un ritiro a tempo indeterminato.
Anche per me iniziano fasi di valutazioni: son ostati anni difficili anche da un punto di vista finanziario e non abbiamo ricevuto da nessuno neanche una chiamata d’incoraggiamento. Questo mi fa riflettere perché non tutto dev’essere dato per scontato ma tutto dev’essere messo in armonia. Io faccio il calcio perché voglio dare qualcosa alla gente del mio territorio ma questo non dev’essere un obbligo per me ma un piacere perché dall’altro lato c’è gente che ha piacere di ricevere questo sforzo che uno fa. Nei prossimi mesi valuterò che se questo piacere non sarà più reciproco sarò il primo a togliere il disturbo. Parte anche per me una fase di riflessione il cui esito non è scontato»