Frosinone, Stirpe: «Con Vivarini non è scattata scintilla. Società facoltose di B…»
L’edizione odierna de Il Corriere dello Sport riporta una lunga intervista a Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone.
Presidente Maurizio Stirpe, quanto l’ha sorpresa la posizione del Frosinone, ultimo in classifica e visibilmente in crisi dopo appena 9 giornate? «A inizio stagione sapevo che sarebbe stato un campionato difficile per tanti motivi. Ma questa posizione e questa situazione che si è creata non potevo certo immaginarle. La mancanza di energia e l’arrendevolezza della squadra hanno sorpreso anche me».
È stato inevitabile l’esonero di Vincenzo Vivarini?
«Purtroppo sì, perché, anche senza entrare in questioni tecniche, serviva una scossa sotto il profilo caratteriale e tale necessità ha imposto questa decisione».
Eppure l’estate scorsa avevate cercato il tecnico abruzzese per affidargli il nuovo progetto. Cosa non ha funzionato?
«Non rinnego le ragioni che ci avevano indotto a seguire quella strada. Evidentemente non si è creata l’empatia giusta».
Altre spiegazioni della crisi?
«Anche i ritardi nel concludere il mercato hanno influito certamente. Ma non è stata una nostra manchevolezza. Inoltre, gli infortuni sono stati devastanti».
A proposito, l’incredibile serie di infortuni è un segno del destino o un alibi che non regge?
«Diciamo che gli incidenti di gioco sono stati un’ulteriore componente negativa all’interno di situazioni che non sono andate nel verso giusto. A iniziare dalla depressione dovuta alla retrocessione, che ha tolto energie all’ambiente e alla squadra. Le difficoltà temporali in fase di mercato hanno contribuito a rallentare la creazione della nuova squadra. Insomma, è piovuto sul bagnato».
Le scorie della A, persa in modo rocambolesco e amaro, sono difficili da smaltire?
«Sicuramente sì. Soprattutto dopo un bel campionato fatto dal Frosinone».
Sul mercato, nonostante le indiscutibili competenze del direttore Angelozzi, non è stato facile resettare l’organico, cedere calciatori non confermabili in B, e trovare nuovi giovani da valorizzare.
«Rispetto a due anni fa, è stato un mercato molto più difficile. Complicato dal fatto che c’era la necessità di sistemare tanti calciatori che avevano manifestato l’intenzione di lasciare Frosinone e di rimpiazzarli in modo adeguato. Siamo riusciti a farlo, anche se con un sensibile ritardo temporale non dovuto a mancanza di buona volontà da parte nostra».
Sostenibilità economica: è una sfida difficile da vincere?
«Nel calcio italiano di oggi è una sfida quasi impossibile da affrontare e ci si può difendere solo attuando comportamenti coerenti. Spesso non pagano dal punto di vista dell’accrescimento del pubblico, ma consentono alle società di calcio di sopravvivere».
Il Frosinone è stato più volte in A, ma non è mai riuscito a mantenere la categoria. Qual è l’errore da evitare quando si retrocede?
«Quello di dimenticare che al primo posto degli obiettivi da raggiungere rimane la salvaguardia dell’equilibrio economico-finanziario della società. Spesso, delusi dalla retrocessione, ci si fa prendere la mano e si pongono in essere comportamenti irrazionali che alla fine finiscono per minare la stessa esistenza del club».
Rimanere competitivi è un’impresa difficile, tra fondi d’investimento con risorse enormi e società estere facoltose ormai protagoniste anche in B. Riforme non più rinviabili?
«Va ridisegnata l’architettura complessiva del mondo professionistico e dilettantistico, collegando l’esistenza di ogni Lega a profili di missione che abbiano come unico obiettivo lo sviluppo del movimento. Solo così ogni Lega potrà avere una dimensione dei costi sostenibile in funzione dell’obiettivo da perseguire. Se le categorie minori, per esempio, devono avere come scopo lo sviluppo del movimento giovanile nel nostro calcio, allora i giovani stessi devono avere dei costi che siano proporzionati e parametrati ai budget delle società. La recente sentenza sul caso Diarra e la revisione dello svincolo non aiutano e non invogliano certamente le società a investire nei vivai».
Il calcio, sempre più proiettato verso competizioni internazionali, sta sottraendo spazi e risorse vitali ai campionati domestici. Cosa bisognerebbe fare, presidente Stirpe?
«Avere un sistema di mutualità più appropriato rispetto ai profili di missione delle Leghe».
La B rischia il commissariamento se non si ricompatta. Un ulteriore problema?
«Assolutamente sì. Bisogna evitare il commissariamento. Recuperare unità d’intenti e, soprattutto, superare la spaccatura che è scaturita dall’attuale, giustificata, insoddisfazione derivata dalla riduzione delle risorse della Lega a partire dall’attuale campionato. Una situazione che non è certamente dovuta all’azione del presidente Mauro Balata e dell’intero Consiglio direttivo».
Lei è stato lungimirante come pochi altri dirigenti nel nostro calcio, dotando una piccola città di uno stadio, il “Benito Stirpe”, che porta il nome del suo amato padre. Ha poi investito nel centro sportivo di Ferentino e sta riqualificando altre strutture. Crede che ciò garantirà un futuro sostenibile al Frosinone?
«Questo non posso saperlo perché dipenderà da tanti fattori. Sicuramente, però, lasceremo al territorio strutture sportive qualificate che altrimenti non avrebbe mai avuto».
Come immagina il suo club tra qualche anno?
«Spero che il Frosinone possa sopravvivere all’onda d’urto che sta per attraversare il mondo del calcio italiano e che riesca a conservare, in questo scenario complesso e difficile, la posizione che, con tanta fatica, è riuscito a conquistarsi negli ultimi venti anni».
Qual è, invece, la priorità oggi?
«Provare a non interrompere il percorso che abbiamo intrapreso e cercare di raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati a inizio stagione. Che era e rimane quello di svolgere un torneo dignitoso che può ancora essere l’occasione di ripartire con entusiasmo e non fare disastri».
Intanto, arriva il Pisa di Pippo Inzaghi, capolista famelica che ha già un ritmo da promozione diretta. Il Frosinone non trema?
«Sarà una partita molto difficile per il Frosinone. Ma spero lo sia anche per il Pisa».
Come affrontare una squadra così forte con un tecnico al debutto in panchina, Leandro Greco, e una squadra praticamente da reinventare?
«Con entusiasmo, energia e voglia di lottare su ogni palla».
A chi, solo pochi mesi fa, esultava sul carro del vincitore e ora, nelle difficoltà, alimenta il dissenso con critiche ingenerose, cosa risponde?
«Il pubblico ha sempre ragione e tutti dobbiamo controbattere solo con i risultati sul campo».