Guido Angelozzi, direttore dell’area tecnica del Frosinone, è intervenuto in conferenza stampa per fare il punto sul mercato dei ciociari.
Ecco le sue parole:
«A me piace partire da lontano, da quando sono arrivato qui a Frosinone e mi venne chiesto di cambiare la filosofia di lavoro. Sono passati quasi due anni (era ottobre 2020, ndr), penso di essere sulla strada buona. Da qui a giugno 2023 il Frosinone potrà fare quello che desidera il presidente Stirpe e che desideriamo tutti, un calcio sostenibile. Poi bisognerà volerlo fino in fondo. Abbiamo ‘pulito’ la Società al 90%, ma voglio anche aggiungere che questo Club ha fatto delle cose comunque belle nel passato con il raggiungimento di due serie A. Un traguardo importante per una città come Frosinone, piccola e senza per questo venire frainteso. Ma disputando quei campionati la Società si è complicata la vita a livello economico. Ad oggi, lo ripeto, sono molto soddisfatto. Debbo ringraziare i miei collaboratori, tutta la Segreteria. Debbo ringraziare il mio amico e collaboratore Piero Doronzo, Frara, i collaboratori dello scouting. Dobbiamo chiarire un aspetto: oggi il lavoro più complicato è cedere i giocatori. Grazie ai miei collaboratori ed al lavoro della Società siamo riusciti a cederne tanti. Li ringrazio tutti, ringrazio nello specifico ragazzi come Gori e Ciano per quello che hanno fatto nel Frosinone. Qualche rammarico? Io li ho sempre. E’ da ieri mattina, quando siamo tornati con Piero, che abbiamo analizzato questi due mesi di lavoro: si poteva fare qualcosa in più ma non è stato possibile. L’unica cosa che mi è rimasta come un peso in gola è Matarese. Fino a ieri l’ho pregato di fare la risoluzione onerosa, lo avremmo pagato e da oggi avrebbe potuto accasarsi. Evidentemente non consigliato per il meglio, è rimasto. Sono 3 anni che lui non rientra nei programmi. E’ l’unica cosa che mi dispiace, che mi ha dato amarezza. A livello di squadra magari potevo fare qualcosa di più, come ho già detto. E come sempre accade nel calcio d’altronde. La plusvalenza di Gatti è stata una soddisfazione, prima di tutto nel cedere un giocatore alla Juve. Vi racconto un particolare: mercoledi eravamo a Milano, ci hanno invitato i dirigenti della Juventus e siamo andati a Torino a vedere la partita. Perché la storia di Gatti è un romanzo, due anni fa giocava con una squadra che viaggiava nei bassifondi della classifica. Quando l’ho visto scendere dal pullman mi sono emozionato per lui, lui nemmeno mi ha visto. Questa operazione ci ha dato tanta forza. E poi abbiamo avuto anche altre due plusvalenze, quelle di Novakovich e Canotto. Debbo dire che il mio lavoro è stato ottimamente sostenuto. Il presidente Stirpe negli ultimi giorni mi ha chiesto di fare qualcosa di più, uscendo un po’ fuori budget, andando a prendere giocatori ancora di spessore. E lo ringrazio, ci ha spinto a fare di più. La Società a giugno 2023 potrà serenamente decidere se autofinanziarsi o percorrere un’altra strada. L’input che ha dato il presidente Stirpe è quello più giusto, anche se la strada da percorrere è stata più difficile. Tutto questo andrà sostenuto dall’ambiente, dai tifosi. Sento dire e leggo che ci sono tanti giocatori in prestito. Diciamo che il calcio è cambiato. In prestito i giocatori li prendono tutti, comprese le big, e noi ci stiamo semplicemente adattando. Allo stesso tempo abbiamo fatto anche degli investimenti importanti, come ad esempio su Caso che volevano club di B e di A, su Borrelli, su Insigne che è stato pagato in parte nello scambio con Ciano. Non abbiamo pensato solo a vendere ed incassare ma abbiamo fatto operazioni con logica e prospettiva. Giocatori di categoria? Abbiamo migliorato la squadra, ora è completa con diverse alternative in tutti i ruoli quasi tutti sullo stesso livello. L’asticella ora deve alzarsi sotto il profilo del gioco, nel miglioramento generale. A Grosso ho detto: questa è una A2, tutte si sono rafforzate, il Genoa ha fatto arrivare Strootman, il Como che arriva qui domani ha preso Fabregas, Cutrone e Baselli. Ho citato solo qualche squadra, potrei nominarle tutte. Noi dobbiamo pensare alla salvezza, una volta raggiunta vediamo se alzare il limite di quell’asticella. Dobbiamo sapere che è sempre il campo il giudice supremo. E bisogna per questo dare il tempo all’allenatore, fino ad ora bravissimo a mettere in campo una squadra capace di sapersela giocare con tutti. E abbiamo inserito altri giocatori, inserendo gli ultimi 5 acquisti. Tra un mese vedremo, magari avete ragione voi sulla necessità di alzare la famosa asticella. Sulla carta siamo migliori della scorsa stagione. Lo scorso anno Gatti non lo conosceva nessuno e si è rivelato un giocatore top, quest’anno magari c’è un ragazzo che si conosce che è ugualmente forte ma che non si ambienta. Non possiamo saperlo, questo è il calcio. E poi c’è qualcosa da non sottovalutare: questa è una squadra tutta nuova, va assestata. Gli ultimi 5 acquisti – Sampirisi, Mazzitelli, Insigne, Ravanelli e Frabotta – sono arrivati nel giro di 8 giorni. Va dato loro il tempo necessario. Ma sono fiducioso per quello che stiamo facendo tutti. E Grosso, lo ripeto, è l’anello più importante di tutto l’ingranaggio e che sta lavorando benissimo. Speriamo di continuare su questa strada. Aneddoti su sessione di mercato? Stavamo seguendo Calafiori. Noi avevamo un quadro di giocatori nella strategia iniziale, in base a quelli che possiamo prendere a livello economico. Avevamo seguito Calafiori ma anche Frabotta ed altri. Il mister ci aveva chiesto un altro mancino per coprire la fascia sinistra. Abbiamo trovato molti stranieri. Frabotta era andato al Lecce, Calafiori nel frattempo aveva rifiutato la serie A. Sentii il ragazzo e ci disse che l’opportunità poteva interessare, dopo 15 giorni rispose che gli interessava. Per farla breve, il suo procuratore ci informò che nel frattempo era arrivata una richiesta dall’estero per il ragazzo. A quel punto abbiamo formulato una proposta alla Roma, quasi uguale all’altra che era pervenuta. E’ nato un problema di percentuale, la Roma voleva il 40% e ha detto al ragazzo che doveva andare al Basilea. Debbo dire che Calafiori avrebbe preferito Frosinone. Noi non abbiamo inteso alzare la percentuale chiesta da Thiago Pinto della Roma perché sarebbe stato troppo oneroso passare dal 20% al 40%. E poi è uscita l’opportunità di Frabotta, che nel frattempo lo stava trattando il Genoa. Lo abbiamo chiamato col suo procuratore e lui ci ha risposto: se vuole vengo anche adesso, trovate l’accordo con il Lecce. C’era una differenza, Corvino mi ha dato una mano e lo ringrazio. E dopo la partita il ragazzo è venuto al Frosinone».