Kylian Mbappé ha parlato in vista della sfida della Francia contro l’italia. Senza cercare alibi, quasi di sfuggita, Mbappé ricorda che il suo Europeo così e così ha avuto una causa fisica, la frattura al naso, con la fastidiosa maschera da indossare, che ne ha condizionato il rendimento:
«Ormai non ho più il naso rotto, mi sento bene fisicamente e mentalmente. Andrà meglio di partita in partita. Posso giocare in tutte e tre le posizioni dell’attacco, non c’è problema. Si tratta solo di adattarsi alle richieste dell’allenatore».
Con Ancelotti al Real il rapporto è già ottimo, col ct Deschamps è collaudato. Con la critica, invece, è in altalena: per un fuoriclasse esiste quasi l’obbligo della vittoria: «Sono arrivato a un punto della carriera in cui i giudizi della gente sono l’ultimo dei miei pensieri. Non si possono accontentare tutti. L’essenziale è essere a posto con la propria coscienza e sapere tu se hai giocato bene o male».
Per un campione, argomenta, l’ossessione non è tanto la vittoria quanto l’idiosincrasia per la sconfitta: «L’ho detestata per tutta la mia vita e continuo a farlo. Per noi tutti qui nulla è più importante di questa maglia. Quando abbiamo vinto la Nations League, tornato a casa, non ho avuto la sensazione dell’impresa. Mi sono detto: ok, abbiamo vinto. Invece, quando l’abbiamo persa, è stata la fine del mondo».
Dell’Italia come avversaria ha rispetto: «Parlerò tra poco con Donnarumma. Noi non abbiamo giocato un grande Europeo e neanche loro. Ma l’Italia è un Paese di calcio e i grandi giocatori, sulla singola partita, si possono risvegliare».