Un Monopoly interamente dedicato a Palermo.
Un gioco di società tutto palermitano nel quale anche il festival de Le Vie dei Tesori, partner culturale del progetto, avrà un ruolo importante. Attraverso i Qrcode posizionati strategicamente sul tabellone, i giocatori avranno la possibilità di attingere a materiali, immagini e contributi culturali sulla città. “Per la prima volta nella storia del gioco del Monopoly – dice Laura Anello, presidente della Fondazione Le vie dei tesori – abbiamo creato questi contributi aggiuntivi e in più abbiamo realizzato sei percorsi dedicati all’itinerario arabo-normanno, barocco, liberty insieme agli itinerari alla scoperta delle borgate marinare, parchi, giardini e musei.
Un percorso costellato da una serie di visite ed eventi che condurrà verso il festival di ottobre, quando il tabellone sarà svelato e diventerà palcoscenico di attività dedicate alle scuole e ai cittadini”.
Tra i partner dell’edizione palermitana di Monopoly, anche il teatro Biondo, il Massimo e l’Università di Palermo che rientreranno nelle tappe del gioco. “In un’iniziativa che valorizza l’identità della città –dice Maurizio Carta, prorettore dell’Università di Palermo – l’ateneo non può che essere partner naturale dell’evento. Il fatto che sul tabellone sia riprodotta quella meravigliosa stampa di Palermo vista dal mare, ci dice che questa è l’immagine della città che dobbiamo veicolare”.
Il gioco più famoso, distribuito in 114 paesi del mondo per il quale sono state create 7 miliardi di casette verdi, giocato da oltre 1 miliardo di persone, ha appassionato in gioventù anche il neosindaco Roberto Lagalla: “Il fatto che il tradizionale e antico gioco del Monopoly – dice Lagalla – proponga i luoghi della cultura palermitana e ne faccia un ulteriore diffusore della nostra città, non può che essere per me motivo di grandissima soddisfazione e di ulteriore dichiarazione di impegno a sostenere il festival de Le vie dei Tesori da parte dell’amministrazione comunale, ma al tempo stesso è necessario che la manifestazione includa sempre di più le aree meno note della città, in modo che anche le parti “meno belle” possano essere trasformate con l’educazione alla bellezza”.