Foschi: «Io pronto a rientrare. Sto rompendo le scatole a tutti…»

L’ex direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi è tornato a parlare a i microfoni di “Tuttomercatoweb.com”. Ecco le sue parole: «Non ho più trent’anni ma – dice – ho tanta energia. Il mio lavoro è la mia passione, non vedo l’ora di rientrare». Intanto come vive il periodo di isolamento? «Mi sveglio al mattino e vado su in mansarda dove ho qualche attrezzo per fare un po’ di sport. Leggo i giornali, poi pranzo. E il pomeriggio, quando il meteo lo consente, prendo il sole in giardino. E ogni giorno scambio messaggi con gli altri addetti ai lavori: nessuno è impegnato, siamo tutti a casa. Diciamo che è un modo per tenere vive le relazioni. Sto rompendo le scatole a tutti (sorride, ndr). Ma mi ritengo un fortunato, perché penso a chi soffre. A chi non ce l’ha fatta per questo virus. A chi ha perso il lavoro che gli consentiva di vivere degnamente. Nulla a che vedere con il calci». Già, il calcio. L’idea è di ripartire in breve tempo. «Giusto pensare a riaprire. Ma non nell’immediato. Bisogna ricominciare in sicurezza, senza rischiare nulla. Le fabbriche tornano a lavorare perché c’è una necessità industriale. La gente muore di fame, i calciatori no. Quelli che vogliono la ripresa sono i presidenti che altrimenti perdono i diritti televisivi. Qualcuno ha preso anche una parte futura. Ma così si mette in secondo piano la salute, non va bene. E non si può neanche pensare di far giocare le squadre del Nord al Sud perché si rischia di contagiare il territorio meridionale dove l’epidemia è contenuta. Immaginate con gente che viaggia da Nord a Sud ogni settimana cosa potrebbe succedere. E poi riprendere senza pubblico significherebbe giocare solo per i soldi e non per il calcio: non mi piace. Sarebbe più opportuno, a mio avviso, riprendere quando si calmeranno le acque». Con la crisi economica che scaturirà dal Coronavirus, anche nel calcio servirà gente di esperienza come lei e altri dirigenti esperti per superare il momento. «Le difficoltà si possono superare tutte, tranne la morte. I procuratori devono mettersi in testa che potrebbero rimetterci, è già uno scandalo che prendano in condizioni normali commissioni così alte. E con i calciatori si troverà una soluzione. Chi perde davvero da questa crisi sono gli operai che non hanno più soldi, non i calciatori. Per quanto riguarda il futuro, cambieranno gli stipendi, i parametri, i costi dei cartellini. Certi stipendi non ci saranno più». Dunque spazio allo scouting e alla valorizzazione del settore giovanile. «Io lo scouting lo facevo già molti anni fa. Dai tempi di Chiesa, Sordo, Signori, Taibi che quando stava per andare al Manchester United mi ha chiamato dicendomi ‘se ho raggiunto questo traguardo lo devo a te’ e tanti altri. Lo scouting è la base del nostro lavoro. Bisognerà portare avanti anche la politica dei giovani, farli crescere fino ad inserirli in prima squadra. Ma serviranno strutture e soprattutto dirigenti maestri». Il prossimo anno la immaginiamo di nuovo battagliero, in pista. «Ho avuto dei contatti con alcuni presidenti, ho detto no a tre proposte. Ma sono pronto a rientrare, alle giuste condizioni. Ho una voglia matta di tornare a lavorare alle giuste condizioni».