Foschi: «Fallimento Palermo? Tuttolomondo d’accordo con la De Angeli hanno fatto precipitare tutto. Mirri…»

In questa intervista esclusiva, Rino Foschi, figura storica del calcio italiano, ripercorre i momenti più significativi della sua carriera, con particolare attenzione ai suoi legami con il Palermo e il Cesena, due squadre che hanno segnato il suo percorso professionale. Foschi, noto per la sua passione e competenza come direttore sportivo, racconta senza filtri i retroscena della sua avventura in Sicilia, dalla promozione in Serie A ai successi ottenuti sotto la gestione di Maurizio Zamparini, fino al doloroso declino della squadra e alla controversa gestione degli ultimi anni.

L’edizione odierna de La Repubblica Palermo ha realizzato una lunga intervista all’ex ds rosanero Rino Foschi.

Ecco qualche estratto:

Tra inchieste, processi e fallimenti, la sua esperienza al Palermo è finita male. Cosa è successo in quei giorni del 2019? «Quasi mi vergogno a parlarne, ma posso dire che è finita in un modo stranissimo. Nel mio ultimo anno a Palermo, quando ho fatto anche il presidente, ho chiuso una campagna cessioni con 20 milioni di attivo. Eravamo terzi, avremmo fatto i play-off e con quattro pareggi saremmo andati in Serie A e tutto sarebbe cambiato. E invece, prima gli inglesi e poi i Tuttolomondo, d’accordo con la De Angeli, hanno fatto precipitare tutto e mi hanno licenziato. Mi hanno fatto fuori».

Questo è quello che sanno tutti, ma cosa accadde veramente? «Noi meritavamo di giocare quei play-off, ma ci hanno impedito di farlo. Ricordo che in quei giorni chiamavo il sindaco di Palermo (Orlando, ndr) e nemmeno mi rispondeva. Il Palermo poteva andare in Serie A, pagare i suoi debiti e salvarsi, e invece con l’arrivo dei Tuttolomondo tutto è finito. Una ingiustizia che non ho mai digerito. La mia bella carriera è stata rovinata da questo finale».

In quei giorni frenetici ci fu anche l’intervento di Mirri. «Sì, è vero. In quel momento ebbi il primo approccio con Mirri che fece un’operazione con la pubblicità dello stadio. Alla fine, il Palermo, fallito, andò a lui. Ma meglio lui che l’ex presidente della Sampdoria Ferrero. Mirri poi mi chiamò. Parlammo anche di un mio possibile ritorno al Palermo, ma non se ne fece nulla perché Sagramola non mi voleva».