Foggia-Catanzaro, adesso indaga la Procura. L’elenco delle violenze è lungo
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su quanto accaduto in Foggia-Catanzaro.
È dispiaciuto per la pessima pagina di calcio scritta lunedì sera al comunale Pino Zaccheria di Foggia. «Chiedo scusa ai tifosi foggiani per la brutta gara. Ma chiedo scusa, anche, a tutti i tifosi italiani per ciò che è accaduto in campo. Sono indignato, prendo le distanze». Si cosparge il capo di cenere il presidente del Foggia, Nicola Canonico, per quanto accaduto (il tentativo d’aggressione da parte di un tifoso foggiano che è entrato in campo e si è diretto verso l’attaccante avversario Pietro Iemmello, ex di turno, che nel 6-2 finale per i calabresi ha realizzato due reti e che si accingeva a battere un calcio di rigore che poi ha rinunciato a calciare).
Un episodio gravissimo che costerà al Foggia una multa di diecimila euro e alle tifoserie organizzate, la chiusura delle curve allo Zaccheria per due turni e della Curva Sud per un turno. Ora però la parola passa alla magistratura. Non si esclude che la procura di Foggia possa decidere di aprire un fascicolo di inchiesta. Il reato che si ipotizza è di “scavalca mento”, reato previsto nella normativa delle manifestazione sportiva. Gli agenti della Digos stanno visionando tutti i filmati anche quelli amatoriali circolati in rete nelle ultime ore. L’allenatore Zdenek Zeman evita qualunque commento su quanto accaduto a Pietro Iemmello.
Ma quello di lunedì sera durante Foggia-Catanzaro, è solo l’ultimo di una lunga lista di episodi inquietanti che hanno visto protagonisti gli ultrà rossoneri. Proprio l’attaccante di origini calabresi, quando indossava la maglia del Foggia, era già entrato nel mirino dei delinquenti da stadio. Era il 10 marzo del 2019 quando, dopo un derby perso per 1-0 a Lecce, venne dato fuoco alla sua auto. Sempre in quell’occasione, vennero fatte esplodere delle bombe carta nei pressi dell’abituazione di un altro calciatore del Foggia, Massimiliano Busellato e nel cortile dell’azienda Tamma dei fratelli Sannella, all’epoca proprietari del club rossonero.