Roberto Floriano sembra davvero entusiasta di questa sua nuova avventura come Direttore Sportivo del Caravaggio in Serie D. Dopo una carriera come attaccante, il passaggio a un ruolo dirigenziale rappresenta una sfida stimolante, e la sua esperienza sul campo può certamente rivelarsi un valore aggiunto nel comunicare e comprendere le esigenze dei giocatori. La decisione di intraprendere questa nuova carriera non solo mostra la sua passione per il calcio, ma anche un desiderio di continuare a contribuire allo sport in una forma diversa. Il suo approccio positivo e la sua strategia di costruire una squadra motivata e dedicata, promette bene per il futuro del Caravaggio. Floriano sembra già orientato a lasciare un’impronta significativa nel mondo del calcio anche fuori dal rettangolo di gioco.
Di seguito la sua intervista rilasciata a “TMW”:
«È una decisione nata molto velocemente – ha proseguito -. Dopo l’esperienza con il Palermo, quando mi sono riavvicinato a casa, a livello di motivazioni, di piazze, mi è mancata un po’ l’adrenalina della domenica, degli stadi pieni, e in più ho sempre avuto in mente di fare il Direttore Sportivo per la mia carriera post rettangolo verde: si è presentata una buona occasione con il Caravaggio in Serie D, non potevo lasciarmela sfuggire»
L’approccio con il Caravaggio? «Tutto è nato un po’ casualmente. La società sapeva che ero indeciso sul da farsi, pensavo appunto di smettere ma non ero convinto al 100%, con la loro chiamata ho avuto le idee chiare. Anche la conoscenza con il mister ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta, perché iniziare questo nuovo percorso in un ambiente dove mi sento già supportato è un fattore positivo, che mi aiuterà».
Il calciomercato la vedrà quindi in una veste diversa, da ‘scelto’ a ‘colui che deve scegliere’. «Fa strano anche a me! (ride, ndr) Ma sono già entrato in quest’ottica perché so che il lavoro da fare sarà tanto, la società sta già lavorando su alcune riconferme, anche di validi giovani che abbiamo in rosa, per poi guardare anche fuori. Da quando sarò operativo, chiuso il capitolo riconferme, tenterò di affondare il colpo su profili idonei sì alla nostra idea di gioco, ma che siano anche calciatori motivati e che abbiano voglia di far parte del nostro gruppo di lavoro, oltre che ragazzi che abbiano voglia di esplodere e iniziare a far vedere il loro reale potenziale. Ho già delle idee».
In tal senso, quando pensa potrà aiutarla la sua esperienza di calciatore? «Credo mi possa servire nella comunicazione, nel capire i giocatori e nel far capire loro che posso essere un punto di riferimento, alla fine ho sempre fatto quello che fanno loro. Con la voglia di arrivare, il sacrificio, la dedizione al lavoro e un certo entusiasmo che ti permette di sognare si possono raggiungere obiettivi, sia di squadra che personali».
Riavvolgiamo infine il nastro all’esperienza di calcio giocato: quale è stato il momento più bello? «Le vittorie di Bari, le ultime due a Palermo… sono ricordi forti e indelebili. Giocare davanti a 35mila persone è qualcosa che rimane dentro, quella cavalcata playoff è stata folle ed emozionante. Però anche vincere i playoff con il Desenzano nella stagione da poco conclusa è stata una soddisfazione grande, alla fine le vittorie fanno sempre bene. Fanno un po’ peggio le sconfitte, il playoff perso a Foggia con mister De Zerbi brucia ancora, eravamo la squadra più forte e avevamo dato tutto. Però è ormai tempo di guardare oltre”.
Archiviando anche i rimpianti? «È normale che ci siano, può capitare che nella vita si abbiano rimpianti, e forse il mio è quello di essere esploso un po’ tardi. Cercherò di rifarmi nella mia nuova veste».