Fischi di qua, fischi di là: intanto la curva nord è morta. La prossima volta fischiate voi stessi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un giorno lo si ama, l’altro lo si fischia. Ormai non c’è più nulla di cui stupirsi: il pubblico palermitano è così, nessuno escluso. Esigente a dismisura. Innamorato spesso, disinnamorato ancor di più. Basta una rete, un gol, quattro passaggi di fila belli e tutta l’amarezza va via: Forza Palermo! Poi d’un tratto una sconfitta, un tiro sbilenco, un paio di palle “arroccate” in tribuna e si parte: fischi, fischi, fischi. Non che non siano giusti, non che siano sbagliati. Il punto della questione oggi è un altro. Ma la curva si è guardata allo specchio?

Ecco, al di là, dello svuotamento progressivo dello stadio, che ormai raramente supera i 15-16 mila spettatori a partita, quella curva lì non è che abbia proprio un bell’aspetto. Sia dal punto di vista cromatico che da quello ambientale. Tutto è cominciato qualche anno fa, quando la curva nord, quella calda, bella da vedere, da sentire, da vivere, era tutta unita. Poi la prima separazione: un coro di qua, uno di là. Sarà un’impressione? No, no, ci sono davvero due cori contemporaneamente nella stessa partita, nello stesso settore. Quindi il distacco: voi rimanete lì sopra, noi scendiamo. Il caos sonoro si incrementa, a cantare sono sempre due gruppi distinti. Stavolta però, la curva si spezza in due: quelli della superiore e quelli della inferiore.

Adesso, quando quasi quasi ci si stava per abituare a quel clima un po’ ambiguo ma ormai familiare (purtroppo), l’ennesima svolta: voi state di qua, noi andiamo di là. Un’altra separazione. Da una parte “Chi non salta catanese è…”, dall’altra “Alè, Palermo alè, segnaci stò gol…”, da un’altra ancora “Quando saremo tutti nella nord…”. Ma quale nord si stanno chiedendo tutti? Quale curva?

Questa curva è ormai un settore come gli altri, peggio degli altri. Brutta da vedere, brutta da sentire. Una curva così non piace a nessuno, una curva così non serve a nessuno. Era la tifoseria tra le più belle d’Italia, tra le più calde, tra le più folkloristiche. Oggi non è più nulla e gli avversari, guarda caso, non sono più intimoriti. Ma i fischi verso il Palermo, verso una squadra che merita critiche, beh quelli non mancano mai. E in quel caso sì, in quel caso si è tutti d’accordo a fischiare. Forse è il caso di fare un esame di coscienza, mettere da parte l’orgoglio ed essere onesti: la prossima volta fischiate voi stessi, la curva nord è morta…

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Luca La Barbera