L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui fischi del Barbera per il Palermo sconfitto dal Südtirol.
In campo si doveva percepire l’eredità di Manchester per aprire una nuova fase del campionato rosanero. E invece restano i fischi del “Barbera”, mitigati da alcuni applausi e cori della curva Nord, mentre i rosa quasi si scusano per una prestazione da dimenticare. Perché nello scivolone per 1-0 contro il Sudtirol sono più le cose che non hanno funzionato che quelle positive: tanti errori in fase di appoggio e poche idee nel primo tempo. Poi, nella seconda frazione, tanto impeto e voglia di pareggiare, ma sempre con confusione e più spunti individuali che un calcio ragionato. E poco importa se il gol altoatesino sia arrivato da un episodio sfortunato come la papera di Pigliacelli che rinvia addosso a Odogwu.
E che nel finale il Palermo abbia sfiorato il pareggio con una gran botta di Vido respinta dal portiere, poi graziato dal legno sulla ribattuta di Di Mariano. Il Palermo perde ancora. Il Palermo fatica a segnare e per la prima volta resta a secco anche in casa. Tanto che alla fine Corini non ha usato mezzi termini: «Siamo stati poco lucidi, è stato un passo indietro. Sapevamo che affrontavamo una squadra che avrebbe giocato compatta, ma noi abbiamo complicato il match ancora di più. Poi ci siamo fatti prendere dall’ansia e tendevamo a forzare le giocate».
Il tecnico stesso aveva provato la sorpresa dall’inizio, rispolverando il 4-2-3-1 di Baldini con Floriano sulla trequarti e lasciando Saric, tornato dall’esordio in nazionale con la Bosnia, in panchina. Corini ha schierato il solito pacchetto difensivo: Pigliacelli tra i pali, difesa a 4 con Mateju a sinistra, Buttaro a destra e Marconi e Nedelcearu centrali. Poi Stulac e Segre in mediana e appunto Floriano sulla trequarti centrale, con Di Mariano a sinistra ed Elia a destra, a supporto di Brunori punta centrale. E dopo il fischio finale, per la prima volta, sono arrivati anche i fischi, poi controbilanciati dagli applausi della curva, quando i giocatori in campo, il portiere Pigliacelli davanti a tutti, sono andati a salutare il pubblico. «I fischi allo stadio? È normale quando perdi — ha detto Corini — ma abbiamo capito che sono fischi d’amore».