Come si legge sull’edizione online de “Il Corriere dello Sport” la Federcalcio ha inviato questa mattina ai legali di Cherubini e Paratici la seconda carta Covisoc, cioè la richiesta di chiarimenti alla procura da parte della commissione di vigilanza, datata 31 marzo, dalla quale poi è originata la famosa “nota 10940” firmata da Chinè e che la difesa bianconera ha chiesto nei vari processi, con la speranza di trovarci dentro la prova di un vizio procedurale. In entrambi i documenti non viene però mai citata la Juventus né i suoi dirigenti o le sue operazioni, che a ottobre 2021 avrebbero fatto scattare l’allarme ufficiale facendo partire il primo filone plusvalenze che ha portato – in sede di revocazione – al -15 in classifica inflitto dalla Corte d’Appello lo scorso 20 gennaio. Insomma, non sembra esserci la “notitia criminis”. Se in questo scambio di mail fosse stata nominata la Juve, come auspicavano di fatto gli avvocati, il procuratore federale avrebbe avuto 30 giorni di tempo per iscrivere la notizia nell’apposito registro (secondo l’articolo 119 del codice di giustizia sportiva) e sarebbe dunque inciampato in un vizio che avrebbe annullato l’intero processo.
Nella sua comunicazione del 31 marzo, la Covisoc fa sapere alla procura di essere preoccupata circa alcune operazioni, richiamando la necessità di un intervento istituzionale senza però mai citare reati (o ipotesi di reato) specifici. Boccardelli scrive: “Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali la Covisoc ha da ultimo individuato situazioni gestionali che, a proprio avviso, meritano un attento monitoraggio e ciò anche nella prospettiva dell’adozione di potenziali iniziative istituzionali da parte dei competenti organi della Figc. Si tratta, infatti, di situazioni che presentano tratti concettuali ed operativi idonei ad incidere sui fondamentali dei bilanci delle società sportive professionistiche (e quindi mediatamente sull’equilibrio economico e finanziario delle stesse) e che iniziano a presentarsi con frequenza statistica non trascurabile ed in maniera sufficientemente generalizzata. Faccio riferimento, in particolare, alle operazioni di compravendita di calciatori le quali, pur concluse per prezzi significativi, comportano flussi pecuniari assai più contenuti (se non nulli) in quanto sovente le reciproche posizioni di credito e debito sono regolate dai club a mezzo di compensazione. Non è di certo il ricorso ex se all’istituto disciplinato dall’art. 1241 e ss. del codice civile a destare l’attenzione della Covisoc: al contrario, è la possibilità di ricorrere alla compensazione allo scopo di minimizzare (se non elidere) i flussi pecuniari reciproci fissando, al tempo stesso, prezzi di compravendita dei singoli assets su basi economiche di cui non sempre i fondamentali aziendali traspaiono in modo palese ed intelligibile. Il che, ovviamente, determina una certa (non auspicabile) opacità informativa che rischia di risultare viepiù significativa in presenza di eventuali operazioni fra parti correlate”.
La procura risponderà 14 giorni dopo citando la giurisprudenza sul tema “plusvalenze fittizie”, parlando dei casi Chievo-Cesena e dello scambio tra Perugia e Atalanta, evidenziando pure la difficoltà nel determinare l’irregolarità di alcune operazioni essendo le operazioni frutto di una libera contrattazione tra le parti. Questa seconda nota è stata oggetto di diverse polemiche: il TAR ha obbligato la federazione a metterla a disposizione delle difese e la Figc ha fatto ricorso al consiglio di stato contestando la forma e rivendicando la pregiudiziale sportiva. Ma nel merito del processo, al pari della procura, ha sempre considerato “irrilevante” il documento. Che infatti non contiene alcun riferimento al club bianconero. Nonostante Il contenuto di questo scambio di e-mail tra procura e Covisoc la Juventus al collegio di Garanzia ha depositato un ricorso nel quale viene contestata anche la sostanza e non solo la forma della sentenza della Corte d’Appello. Quindi ci sarebbero altre strade sulla quale punta la difesa bianconera.