L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Fidelis Andria-Palermo intervistando il doppio ex Roberto Biffi.
Ci sono voluti ventidue anni, ma alla fine la verità è venuta a galla: «Sì, era rigore». Roberto Biffi, primatista di tutti i tempi per numero di presenze, ben 321 con la maglia rosa solo in campionato; addirittura 372, una in più una in meno, comprese le Coppe, si confessa. L’episodio, appunto il rigore negato al Palermo che il 6 gennaio del 2000 affrontava in trasferta la Fidelis Andria con la speranza della B poi svanita, è comunque solo un pretesto per rivivere la malinconica stagione dell’uscita di scena da quella che tutt’ora, vista la sua fedeltà, ben undici campionati, considera «casa sua».
«Ho indossato i colori dell’Andria – ricorda– solo per sei mesi, ero di passaggio e quasi a fine carriera. Nessun paragone con Palermo che resta il romanzo della mia vita calcistica. In pieno recupero, è vero, commisi un fallo in area: per istinto allargai il gomito e toccai il pallone. Col Var mi avrebbero punito ». Oggi Biffi vive a Sanremo e allena l’Ospedaletti in Eccellenza. «In questo periodo, siamo più un… ospedale. Ho quasi tutti giovanissimi, 2004- 05, e si fatica. Non siamo mai al completo, devo sempre fare la conta ma non mi lamento». Il suo desiderio sarebbe quello di un ritorno al passato, stavolta come allenatore per un progetto di calcio giovanile, idea accarezzata con Mirri. «Il discorso è aperto, il presidente mi ha chiesto un po’ di pazienza in attesa che comincino i lavori del centro sportivo. Poi si deciderà sul ruolo più idoneo da assumere. Ho la parola di Mirri. Magari non dipenderà tutto da lui. Però, la fiducia resta». Dei rosa non perde una battuta.
E pensa positivo. «Malgrado i soliti difetti emersi a Catanzaro. La squadra a un certo punto ha perso la bussola. Primo posto per la B? Magari. Però c’è il Bari che mostra qualcosa in più. Il Palermo ha comunque le carte in regole per puntare alla promozione ed è una mina vagante perché può fare la prestazione della vita con la capolista e poi andare in difficoltà con Vibonese o Turris». Difetto di personalità ma anche di un organico insufficiente. « In attacco, fa paura, ha elementi di grande spessore, dietro qualche lacuna c’è ma sono tutte supposizioni che faccio da lontano. Chi allena i ragazzi probabilmente la penserà diversamente».