Fenomeno Sudtirol, bilanci giudiziosi e 32 soci entusiasti. Bolzano vede la A: «Ci prepareremo»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” dedica ampio spazio al Sudtirol, società in salute che punta alla A.

Le urla di Bisoli rimbombano nel silenzio della valle. C’è il sole su Appiano, i campi di mele circondano la collina dove nel 2018 è stato inaugurato il centro sportivo del Südtirol. L’allenamento della squadra è sempre intenso. Qui tecnologia e strutture sono d’avanguardia, come il progetto di una società particolare. Partita dai dilettanti nel 1995, è salita via via di categoria consolidandosi e ritrovandosi, oggi, con la Serie A davanti agli occhi. Una società che non rappresenta una città, ma una provincia. Che in Italia chiamiamo Alto Adige ma con un brand identitario, conosciuto nel mondo adesso anche grazie al calcio. Südtirol, un modello da esportare.

La società Qui non c’è un presidente-padrone, non c’è un’azionista di maggioranza. Qui ci sono 32 soci che nominano un cda e garantiscono continuità. Il consiglio di amministrazione nel 2006 ha eletto Dietmar Pfeifer come amministratore delegato, punto di riferimento per una precisa strategia: crescere, consolidarsi e rispettare il bilancio. «La struttura — spiega Pfeifer — è quella di una vera azienda, che non si fa prendere dalle emozioni, che nel calcio fanno brutti scherzi. L’importante è conoscere la via che si vuole percorrere».

Potremmo definirla una geniale operazione di marketing applicata al calcio. L’idea iniziale era quella di portare il calcio professionistico nell’Alto Adige (obiettivo raggiunto nel 2000), poi di consolidarsi. Dopo la C2 si è pensato alla C1, con conseguente stabilizzazione. Quindi alla B. «E adesso cerchiamo di consolidarci a tutti i livelli. Una volta che lo saremo, il cda farà ulteriori valutazioni» racconta Pfeifer, che non si fa trovare spiazzato dall’attualità che vede il Südtirol a -2 dal secondo posto: «La nostra forza è poter ragionare sul lungo periodo, non anno per anno. Non ci siamo mai tirati indietro. Stiamo imparando a conoscere una categoria molto difficile, la A è un tema che non abbiamo mai affrontato, ma se capita cercheremo di prepararci».