L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul City Group e riporta un’intervista al fratello di Guardiola.
Il Girona è primo in classifica in Liga. Il Girona da 55 milioni di euro di budget, il Girona che è arrivato per la prima volta in Liga nel 2017, il Girona del City Football Group, il Girona di Pere Guardiola, fratello minore di Pep, ex uomo Nike, ex procuratore di chiara fama (tra i suoi assistiti Iniesta, Luis Suarez…), oggi presidente del consiglio d’amministrazione della squadra catalana.
Partiamo dall’inizio, come e perché il Girona. «L’idea era quella di prendere un club e gestirlo secondo la nostra filosofia. Al Girona c’era Quique Carcel, che era ed è ancora il d.s. del club, grande amico. È stato lui a segnalarmi le potenzialità del club e a indicarmi che la società viveva un momento difficile, tra problemi legali e stipendi non pagati. Abbiamo iniziato a prendere delle azioni e nel 2017 siamo entrati in maniera definitiva».
Lei da una parte, il City Football Group (CFG) dall’altra. «Sì. Il Girona è stato il primo e a lungo anche l’unico dei club controllati dal gruppo a restare in multiproprietà. Oggi il CFG ha il 48%, Marcelo Claure il 35%, io il 16%».
Il CFG ha 13 squadre. «Tutto è partito col NY City, per il marchio e per una questione d’immagine oltre che di calcio, poi Melbourne e Yokohama, quindi Montevideo per controllare il mercato sudamericano, e poi l’espansione in Europa, anche in Italia con il Palermo».
Come funziona? «Ogni club è organizzato e lavora in maniera individuale, non si può applicare il modello di una franchigia a una squadra di calcio. Però c’è una sinergia che porta alla condivisione di dati e informazioni sui giocatori. I direttori generali e i direttori sportivi devono avere il dna del club e sentirne il feeling. Non si producono gemelli in provetta, e da 2.000 chilometri di distanza non si può dire chi deve giocare o cosa si deve fare. La quotidianità deriva solo dal lavoro in sito, però sì che c’è un senso di squadra: i direttori sportivi si trovano a Manchester 3-4 volte l’anno, i direttori generali hanno una call settimanale per condividere la strategia di ogni club, e la cosa funziona molto bene. Poi ognuno deve gestire i suoi problemi, che sono molto diversi: a Palermo hanno 30.000 tifosi ogni settimana e una pressione gigante che fa bene e male. Qui a Girona è un’altra storia».
Che obiettivi ha il Girona? «Il primo era salvarsi e ci mancano 10 punti. A occhio dovremmo farli. Poi punteremo a superare i punti fatti l’anno scorso. Terzo obiettivo l’Europa, e così via, fino al massimo. Diciamo che ci mettiamo degli obiettivi nuovi man mano che ne conquistiamo uno. Senza pensarci, e continuando a goderci il momento».
Se arrivate in Champions ci saranno problemi con la comproprietà del City? «Non credo, le regole della Uefa sono chiare, bisogna fare qualche aggiustamento ma non ci sarà nessun problema».
Avete due giocatori prestati dal gruppo, Yan Couto del City e Savinho del Troyes. Come funziona? Avete disponibilità illimitata? «No, no, tutt’altro. Le regole della Liga sono molto rigide in termini di limiti salariali, ci dicono ciò che possiamo spendere e controllano a fondo. Puoi prendere al massimo 3 giocatori da una stessa squadra, e se questa squadra ne controlla altre la regola del 3 si estende a tutto il gruppo. Dopo i primi 3 la Liga inizia a farti pagare un sovrapprezzo che aumenta ad ogni giocatore acquisito dal gruppo, e per una società piccola come la nostra, con budget e limiti salariali bassi, diventa impossibile superare la regola del 3».