L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Maria Sole Ferrieri Caputi, il primo avritro donna ad aver diretto una squadra di serie A.
Quel debutto nel 2007 non lo dimentica. La attesero, lei classe ’90, fuori dallo stadio. «Assegnai un calcio di rigore espellendo il portiere – racconta oggi Maria Sole -. Finisce la partita e la mamma di quel portiere mi attende all’uscita. Era contrariata. Chiese spiegazioni ma vedendo che sulle tribune per quell’occasione c’erano amici e famigliari a fare il tifo per me, si dissuase e se ne andò…».
Maria Sole Ferrieri Caputi si allena senza il volto spocchioso di chi è diventato una Notizia. Con la “enne” maiuscola. Perché la notizia, ormai di mercoledì ma ben scolpita nella roccia per sempre, è stata che lei, 31 anni, livornese, arbitro internazionale della Can C, è la prima arbitro donna ad aver diretto una squadra di Serie A. La partita dei sedicesimi di Coppa Italia Cagliari-Cittadella è stato il suo inizio. Un lancio in orbita. Una pietra miliare. Ieri Maria Sole Ferrieri Caputi è stata premiata con una targa dal presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli. «È stata un’emozione enorme quella partita» ha detto Maria Sole, capelli lunghi, viso dolcissimo ma mai un filo di paura, come in gara del resto.
Non ero sola Maria Sole, come la chiama il presidente dell’AIA Alfredo Trentalange, è il punto più alto in questo momento di un movimento femminile che sta inevitabilmente (e finalmente) emergendo. E che non si fermerà. «Non posso che essere orgoglioso di Maria Sole – ha detto il numero uno dell’AIA –, perché rappresenta la crescita di un forte movimento, quello femminile, che sta realizzando un sogno di civiltà, con applicazione, impegno e passione». E lei, al TG3 Toscana, ha raccontato: «La partita è stata un’emozione unica soprattutto perché sapevo di non essere lì da sola ma di rappresentare un movimento che è quello delle donne arbitro in Italia».
No differenze. Insomma, ecco lei: un debutto importante e storico c’era già stato in passato, quello della campana Maria Marotta che a maggio è stata la prima donna ad arbitrare una partita di B (Reggina-Frosinone). Anche Maria Sole lo ha fatto, nell’ottobre scorso, Cittadella-Spal. «Come intensità dei contrasti è sicuramente maggiore in B che in C – aveva detto dopo quel debutto -. Anche i giocatori in campo però le danno, le prendono e le accettano. Comunque lo step tra le due categorie si vede anche da dentro. Più sale il livello e più la professionalità anche dei contendenti cresce». Insomma, storia nella storia: ma anche bell’esempio contro stereotipi che a volte circondano ancora il mondo del calcio. «Quando scendi in campo non esistono differenze di sesso» racconta ancora lei, ricercatrice alla fondazione Adapt e dottoranda all’Università di Bergamo.