L’edizione odierna de “La Gazzetta di Reggio” si sofferma sul Lecco e le parole di Foschi.
Lo scorso 23 aprile Luciano Foschi era allo stadio Città del Tricolore per l’ultima partita contro l’Imolese e per festeggiare anche la promozione della Reggiana, una promozione maturata la settimana prima sul campo dell’Olbia. Il tutto in attesa di iniziare i play off con il suo Lecco. «Mi fa piacere che la Reggiana sia già stata promossa -– aveva detto – perché non avrei mai voluta incontrarla nei play off».
Alla fine la Reggiana le toccherà incontrarla ma in serie B. E’ pronto? «Prontissimo. Giocare al Città del Tricolore contro la Reggiana per me è sempre una festa, ma non avrei mai voluto incontrarla ai playoff perché per me sarebbe stato invece un dolore. Speriamo piuttosto che sia in calendario ad inizio stagione».
Per quale motivo? «Prima che mi caccino…».
Intanto si goda questo momento. Ha realizzato l’impresa che ha fatto? «Ieri mattina mi sono svegliato e non mi ricordavo più dove avevo messo la macchina, tanto ero fuori di testa. Poi sono andato in città e tutti hanno iniziato ad abbracciarmi e a baciarmi. In quel momento ho realizzato che l’impresa era stata portata a termine. Adesso invece posso dire che il prossimo anno andremo a Parma, Palermo, Bari ma soprattutto il derby il Como. Non c’è un aggettivo per definire quello che abbiamo fatto…».
L’avrebbe mai detto alla quinta giornata quando è subentrato con il Lecco con un punto in classifica che sarebbe finita così? «Alla prima conferenza stampa mi dissero che la loro preoccupazione era quella di non salvarsi. Questo per dire il clima che si respirava».
Cosa le aveva chiesto la società? «Solo ed esclusivamente la salvezza. Tutto quello che sarebbe arrivato in più sarebbe stato il benvenuto».
La chiave del successo? «Una squadra fatta più di uomini che calciatori. Anche con dei valori tecnici ci mancherebbe, ma con valori morali oltre la media. E forse partire da sfavoriti ci ha avvantaggiato».
Era da settimane che sosteneva che alla fine avrebbe vinto la più brava e non la più forte. E’ andata così? «Assolutamente sì. Rispetto a Cesena, Entella, Pescara e tante altre, noi non partivamo con il favore del pronostico: per budget e per rosa a disposizione».