Fase 2, l’allarme di Armao: “Il blocco della attività in Sicilia costa 2,8 miliardi al mese”

Secondo quanto riporta il “Giornale di Sicilia”, in Sicilia il blocco delle attività produttive all’interno della regione ha interessato il 43% delle unità locali e genera, per ogni mese di blocco, una riduzione di fatturato pari a oltre 2,8 miliardi di euro. Emerge dallo studio dell’assessorato all’Economia della Regione siciliana al centro della relazione che il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, ha illustrato stamattina durante l’audizione delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Avviene, come già riportato nel Def regionale 2020-22, in un difficile decennio, tra il 2008 e il 2018, durante il quale le famiglie in condizioni di povertà sono più che raddoppiate, sfiorando le 850 mila e crescendo da una quota del 4,6% al 10,3%. Per questo motivo la Regione pressa il governo per una ripartenza più rapida nell’Isola e sta predisponendo un piano contenuto in un documento il cui destinatario è il premier per consentire il riavvio di alcune attività in considerazione del minor numero di contagi. Nel Sud la quota di valore aggiunto interessata dal lockdown è del 33,5% (36,7% nel Centro-Nord), le categorie di rischio mutano nel medio periodo in ragione delle pregnanti debolezze del tessuto economico meridionale, la struttura più fragile e parcellizzata, data dalla quota più ampia di lavoratori autonomi (26,5% del totale degli occupati) e della prevalenza del settore dei servizi determina un impatto più grave del lockdown. Più specificamente il fatturato medio delle aziende siciliane subirà una contrazione di 10,5 punti percentuali nel 2020 e di ulteriori 4 punti nel 2021, mentre tra i settori produttivi principalmente percorsi dall’epidemia da Covid-19 vi sono il turismo e i trasporti, stimando per la Regione siciliana una potenziale perdita del fatturato 2020, per tali settori, compresa tra il 10% e il 20%, esponendo le imprese siciliane ad un rischio di default che è quattro volte superiore che nel Centro-Nord. Sul piano della finanza pubblica regionale le analisi di Fitch-Ratings, 2020-2024 evidenziano, quale effetto diretto della forte contrazione economica – annota la relazione di Armao – un repentino abbassamento delle entrate erariali che giunge già nel 2021 a circa un miliardo di euro, con un pregnante effetto sugli equilibri di bilancio se non sostenuti da una modifica del meccanismo di compartecipazione sulle entrate ed una decisa riduzione del concorso alla finanza pubblica. «Occorre quindi inserire nel Def 2020 – sottolinea l’assessore all’Economia – decise e imprescindibili misure di immissione di liquidità diretta, in particolare per le imprese del Sud, mediante contribuzioni a fondo perduto quale condizione necessaria, anche se non sufficiente, per recuperare la prospettiva di una crescita possibile e soprattutto non socialmente distruttiva. Non può infatti ritenersi sufficiente, soprattutto nel Sud, il sostegno per l’accesso al credito». Anche per la Regione Siciliana vi è una priorità di salvaguardia degli equilibri di bilancio: «Va quindi considerato quanto tale sospensione possa incidere sul contributo al risanamento della finanza pubblica richiesto alla Regione nell’ambito della competenza esclusiva dello Stato al coordinamento della finanza pubblica». Si scorge già in questa misura, conclude l’assessore, la possibilità che venga accolta «la più che legittima richiesta» formulata dalle Regioni a statuto speciale: vedere ridotto o, come prospettato, azzerato per il 2020 ed il 2021, il contributo al risanamento della finanza pubblica che per la sola Regione Siciliana ammonta a 1,1 miliardi di euro per far fronte alle drastiche previsioni di minor entrata. Questione che diviene «ineludibile, adesso, per il governo nazionale». Ma della segnalata riduzione «non è dato riscontrare segno alcuno nel testo del Def, nonostante le formalizzazioni e le riunioni tenute, e pertanto il Documento, anche sotto tale profilo, va integrato».