Fallimento Us Città di Palermo, a Caltanissetta il processo: favori al club rosanero? Un teste nega
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul processo per il fallimento dell’Us Città di Palermo.
“Approda in aula, a Caltanissetta, la vicenda parallela al fallimento del Palermo calcio, evitato nel 2018 e dichiarato solo un anno più tardi, con l’esclusione della squadra dai campionati professionistici e la ripartenza dalla Serie D. Fu, quella mancata dichiarazione di falli mento, un favore alla società il cui patron allora era Maurizio Zamparini? Questo il tema del processo in cui sono imputati, oltre al presidente pro tempore del sodalizio rosanero, Giovanni Giammarva, anche il giudice della sezione fallimentare Giuseppe Sidoti, che risponde di presunti falsi per non far emergere la reale situazione dell’allora Unione sportiva Città di Palermo. Di un altro reato – una presunta rivelazione di notizie riservate – risponde un altro giudice, Fabrizio Anfuso; e proprio il fatto che siano imputati due magistrati palermitani ha fatto scattare la competenza del distretto giudiziario di Caltanissetta.
Il caso, cinque anni fa, ebbe del clamoroso, con la sospensione per un anno del giudice Sidoti, disposta dal Gip nisseno, poi ridotta a sei mesi dal tribunale del riesame e infine annullata senza rinvio – più che altro spazzata via – dalla Cassazione, che, accogliendo il ricorso degli avvocati Monica Genovese eMatias Manco. parlò di forzatura interpretativa «di una evidenza as- soluta (…) anche sul piana logico». Cancellara in sede cautelare l’ipotesi della corruzione; Sidoti sarebbe stato infatti «ricompensato» per non aver fatto fallire il Palermo con un paio di biglietti di tribuna e con l’accesso della classe del figlio alle celebrazioni de) 23 maggio (Giammarva è genero dell’organizzatrice, Maria Falcone). Ricompense – si fa per dire – peraltro «elargite» dopo la sentenza che respinse il fallimento, emessa il 30 marzo 2018. Semmai, aveva stabilito la Cassazione, si sarebbe potuto parlare di abuso d’ufficio, Nemmeno il Csm in sede disciplinare aveva condannato Sidoti, limitandosi a un trasferimento d’ufficio dopo una lunga sospensione. Pure per Giammarva c’era stato, in Cassazione, l’annullamento — della sospensione dall’esercizio professionale. In un altro processo, celebrato in città, il commercialista era stato processato per false comunicazioni alla commissione di vigilanza sulle società calcistiche (Covisoc): condannato in primo grado a 8 mesi e 10 giorni, era stato assolto in appello.
Nel processo nisseno è stato sentito Daniele Santoro, commercialista di lungo corso e teste chiave dell’indagine. Ha dovuto spiegare le ragioni di una perizia che non intravedeva spiragli per un falli- mento, nonostante le carte – come sostiene la Pracura – dimostrassero il contrario. E poi ha contestata incompatibilità per i suoi rapporti personali non dichiarati con l’ex presidente Giammarva, con lo stesso Sidoti che lo aveva nominato e con l’allora procuratore capo Francesco Lo Voi. Il pm Claudia Pasciuti ha chiesto chiarimenti: «Non ritenevo ci fosse incompatibilità e non ho mai ricevuto indicazioni o pressioni dal giudice Sidoti – ha risposto il professionista, più volte consulente del Tribunale -. I miei rapporti con il dottore Lo Voi sono sempre stati buoni, ci diamo del tu», e Lo Voi guidava l’ufficio che del Palermo aveva chiesto il fallimento”.