Il figlio del boss della Kalsa Antonio Lauricella, Mauro, ha così dichiarato oggi nel processo in cui è imputato con Gioacchino Alioto: «Non ci fu nessuna estorsione, era solo un favore a un amico, a un “fratello”. Non ho preso una lira, né ho minacciato nessuno».
L’ex attaccante del Palermo Fabrizio Miccoli, secondo l’accusa, avrebbe contattato proprio Lauricella per risolvere una questione legata alle quote della società di un fisioterapista in un locale a Isola delle Femmine. «Sono stato sei anni a Palermo e sono andato tre volte in discoteca, sempre con Mauro. Avendo saputo che il fisioterapista aveva qualche problema con questi della discoteca – spiegava Miccoli durante la scorsa udienza – mi è venuto spontaneo parlare con Mauro. Non sapevo di cosa si trattasse e mi sono poi disinteressato».
Per la Procura, però, l’estorsione con metodi mafiosi è avvenuta e il Pm ha sottolineato proprio di un incontro in un trattoria della Kalsa. «C’erano alcuni soci della discoteca, quelli che dovevano dare i soldi a Gasperini – ha spiegato Mauro Lauricella -. Si sono messi d’accordo tra di loro, io ero presente ma non sono intervenuto. Mi interessava avere questi soldi per fare il favore a Miccoli. Tutto qui. Non ho detto una parola».
Successivamente fu contestato al figlio del boss anche un messaggio in cui si parlava di certi pagamenti. «Ho risposto che non volevo nulla – conclude -. Ripeto che per me era solo un favore». Lauricella sottolinea di aver solo fatto da mediatore per risolvere il tutto.
Questo quanto riporta il sito “Gds.it”.