Ex rosa, Pastore: «Ho un’anca di ceramica, il calcio era diventato un castigo»
Javier Pastore è stato intervistato da “La Nacion” per raccontare il calvario vissuto prima dell’operazione chirurgica all’anca. Di seguito un estratto delle sue parole:
«Non riuscivo più a sopportare il dolore, i primi passi erano un calvario. La testa mi implorava di smettere. Per continuare a giocare a calcio le ho provate tutte, senza però ottenere mai il risultato sperato. Riuscivo ad allenarmi e a giocare ma non mi miglioravano sul serio la qualità della vita. Giocavo una partita e dopo dovevo stare due giorni a letto per il dolore. Nel 2020 mi hanno fatto un’artroscopia all’anca. Il miglioramento è stato netto, ma tornare a caricare su un’anca logorata è stato molto dannoso, fino al punto che giocare a calcio non era più un piacere ma un castigo.
Soffrivo in campo e soffrivo dopo. Non potevo neanche giocare coi miei figli. Ora mi sono fatto mettere una protesi all’anca completa del lato sinistro. Tutto di ceramica. E dopo la riabilitazione, che sto facendo tutte le mattine, la mia vita è normale. Incredibile a dirsi, ‘vita normale’. Ora sono felice. Continuerò a giocare? In questi anni di sofferenza mi stavo preparando al ritiro. Quando sei un giocatore pensi di sapere tutto, di non avere niente da fare, di poter fare quello che vuoi. La mia testa oggi non pensa a giocare di nuovo a calcio, voglio solo recuperare e stare molto bene. E se mi sento bene a correre, forse avrò voglia di correre di nuovo».