Ex rosa, Giammarva: «Intercettazioni Juve? I fatti sono un’altra cosa. Quando Zamparini voleva far rientrare il marchio nel Palermo lo fermai»

Intervistato da “TuttoMercatoWeb” Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo, si è soffermato prevalentemente sul caso Juventus parlando anche di quando era alla guida del club rosanero.

Ecco qualche estratto:

«Come tutti sappiamo c’è un’indagine in corso nei confronti della società Juventus per delle operazioni contabili che hanno avuto refluenza nei bilanci pregressi della società ritenute dalla Procura di Torino non idonee al mercato borsistico. Proprio perché la società è quotata in borsa deve rispettare i principi contabili internazionali. Stiamo parlando di un’indagine. Poi ci saranno le deduzioni fatte da accusa e difesa, per cui tutto ciò che si dice e scrive deve essere attentamente valutato. Ci penseranno i magistrati che hanno le competenze per poterlo fare. Ricordiamoci che i bilanci dele società devono essere redatti secondo il dettato del codice civile ma per quelli riferiti alle società calcistiche si deve tenere conto delle raccomandazioni contabili della FIGC e del piano dei conti unificato. Le regole imposte dalla FIGC sono comunque di grado inferiore rispetto al codice civile al quale tutte le aziende devono sottostare. Cosa sono plusvalenze baciate? Quando si acquista un giocatore nel calciomercato si diventa proprietari dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive che rappresenta un bene che viene inserito tra le attività aziendali come un bene immateriale, perché attribuisce il diritto all’utilizzo delle prestazioni del giocatore per tutta la durata del contratto. L’acquisto di questo bene immateriale ha una refluenza su più esercizi, in quanto il costo viene ripartito per tutta la durata dell’accordo. Se io società ho iscritto tra le immobilizzazioni immateriali un calciatore per cinque milioni di euro e rilevo una perdita di bilancio di dieci, vado a vendere quel calciatore per venti creando una plusvalenza di quindici. A questo punto comprerò un calciatore da un’altra società per venti milioni che iscriverò nel mio bilancio a un costo di quattro milioni annui avendo sottoscritto un contratto quinquennale. Così l’effetto della plusvalenza di quindici milioni si riduce di quattro per via del costo. Quindi abbiamo una plusvalenza netta di undici milioni di cui dieci azzerano la perdita e uno rimane di utile. Con questa operazione ho sanato la perdita. Quindi il patrimonio netto dell’azienda che subisce una perdita patrimoniale si rivaluta economicamente e non finanziariamente e ciò potrebbe creare un disequilibrio perché la gestione ordinaria o caratteristica produce perdite che sono compensate unicamente dalla gestione straordinaria e quindi dalle plusvalenze e non da quella ordinaria legata a costi e ricavi d’esercizio».

«Le intercettazioni sono una cosa, i fatti e i contratti un’altra perché durante una conversazione telefonica si possono dire determinate cose per motivi diversi. Porto un esempio: quando Zamparini mi ha detto che voleva fare rientrare il marchio nella società del Palermo e aveva già parlato con gli avvocati, io non ho voluto perché non mi sembrava corretto nei confronti della Procura che indagava. Per convincere Zamparini a non farlo gli ho detto che non era giusto eseguire questa operazione perché il credito che avevamo nei confronti del marchio si sarebbe trasformato in immobilizzazione cambiando l’indice di bilancio per l’iscrizione al campionato. Ho usato questa scusa per convincerlo a farmi dire di sì. Ebbene, questo è stato interpretato come una mia complicità in tutta l’operazione quando invece era un modo per non creare problemi. Dunque bisognerebbe verificare nel caso della Juve relativo agli stipendi se stiamo parlando di uno slittamento di retribuzione o magari un bonus e quindi una cosa di natura diversa. Cosa direi a dun tifoso della Juve? Di aspettare la fine. Perché ho vissuto sulla mia pelle da presidente del Palermo la rovina di un’immagine andando a ledere la professionalità per poi essere assolto con formula piena in appello».