L’ex calciatore del Palermo Massimo Donati, adesso allenatore del Legnago in Serie C, si è espresso dalle colone del Corriere di Verona soffermandosi sulla sua personale storia calcistica e sugli allenatori che più l’hanno ispirato.
Di seguito le sue parole:
«Sono partito da Sedegliano, provincia di Udine. Dopo cinque anni di collegio ero al Milan, poi dal Milan alla retrocessione con il Torino è stato un attimo. Lì ho imparato cosa significa cadere e rialzarsi. I miei maestri? Ventura al Bari e Gasperini al Palermo. Con Ventura giocavo a occhi chiusi, ogni cosa preparata in modo dettagliatissimo. Gasperini era già lui, precursore dei ritmi del calcio odierno, a fine allenamento eri stanchissimo ma la domenica pedalavi. Ora stimo molto Vincenzo Italiano e Alessio Dionisi: hanno fatto la gavetta e sono arrivati ad allenare in A per merito, non per grazia ricevuta.
Sento una connessione e so di non essere finito lì per caso, non è normale che un giocatore di fascia non alta sia chiamato a 25 anni dal Celtic. Mi sono trovato benissimo, sono organizzati, le cose funzionano. C’è freddo e piove spesso ma la semplicità della gente ti scalda. Lo stadio del Celtic quando c’era la Champions è la cosa più emozionante provata nel calcio.
11 gare su 29 senza subire gol? Se non prendi gol hai più probabilità di vincere. Non è difensivismo ma partecipare tutti alla fase difensiva. A volte prendiamo gli avversari a uomo e altre ci chiudiamo, dipende dalla partita. Sei sempre tu a decidere come prendere gol. Se fai pressione altissima, sai che lascerai molto campo per il contropiede. A me la costruzione dal basso piace moltissimo, ma sento che per il mio percorso da allenatore non è il momento di farla».