Intervenuto nel corso della Bobo Tv l’ex rosanero Alessandro Diamanti oggi allenatore delle giovanili del Melbourne City si è soffermato a parlare della sua esperienza in Australia e in particolar modo sul City Football Group, in quanto il club in cui allena fa parte proprio della Galassia di Mansour.
Ecco le sue parole:
«Se c’è la filosofia del 4-3-3 è normale che vogliono che giochi con il 4-3-3, se poi hai due di gamba li fai giocare larghi, se ne hai due con i piedi li fai giocare dentro. Hanno una filosofia che ti lasciano molto libero. La filosofia City è che quando riesci ad arrivare negli ultimi 30 metri fanno come ti pare. Non è che ti impongono qualcosa. Educazione ragazzi? La disciplina è un protocollo City. Le regole sono quelle del calcio. Se arrivi in ritardo vai con l’U21. Non sono cose scontate. Ai ragazzi l’ho detto: “Io vi devo dare responsabilità perché nessuno ve la da. Voi siete uomini. A 19 anni ci sono giocatori che giocani in top club europei. Scuse zero. Io vi do più informazioni possibili perché ho giocato con giocatori forti e io so come si allenano. Il mio ruolo è trasmettervi la mia conoscenza, poi son ca**i vostri. Se perdiamo le partite è colpa vostra che non diventate calciatori, non mio”. Li metto davanti alla realtà. Io rido, scherzo e son molto sereno. Mi faccio chiamare Alino. Io sono uno di loro. Ma è normale che in campo devi fare le cose bene e non mollare. Se molli con me ti faccio allenare con l’Under 12. Ci sono giocatori forti qui. Il problema è che non parlano e devi lavorare su queste cose. Io ho un play che è muto. E come fa a giocare a pallone se non parla? La cosa bella qui è che vanno tutti a 2000, spingono forte. Il problema è che poi quando non hai la palla il ritmo cambia».
«Per me è stata una sorpresa, perché li credevo tutti arroganti qui. Invece sono tutti di un’umiltà incredibile e una grande passione. Sono rimasto sorpreso e contento dal City Group, non me lo aspettavo. Sono stato a Coverciano e si parlava del settore giovanile del Melbourne, ho fatto vedere il contratto del City Group e non c’è una volta la parola vittoria. Ma non perché loro non vogliono vincere, perché non è la priorità. Loro vogliono far crescere i giocatori a livello umano e sportivo. Devono avere tutti il rispetto per l’ambiente dove lavorano. Poi è normale che la differenza tra vincere e perdere la devono capire. Io la prima volta che son venuto in Australia, si perdeva 2-0 io spaccavo tutto e mi giravano i cogl***i e vedevo la gente “Dont’Worry” Take it easy”. Alla fine loro son cambiati durante gli anni in cui sono stato qua».
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