Intervistato da “LaCasadiC” l’ex rosanero Paolo Hernan Dellafiore si racconta attraverso la sua carriera passata anche da Palermo.
Ecco qualche estratto:
«Inter-Anderlecht di Champions? È un’emozione difficile da descrivere. Penso che sia un’esperienza e un’emozione incredibile che ricorderò per sempre. Quando sei ragazzino vedi la Champions e pensi che sarebbe un sogno poter giocare un giorno quelle partite. Poi quando ti ritrovi lì da ragazzino ad essere in panchina con l’Inter e il mister che ti chiama e ti fa entrare… Al momento non realizzi, ti rendi conto dopo di quello che è successo. È un ricordo che porterò per sempre con me. Ero un ragazzo aggregato dalla Primavera, erano le mie primissime esperienze. Da quel che ricordo era un allenatore molto tranquillo, che metteva a loro agio tutti i campioni che aveva a disposizione. Metteva in primo piano i rapporti umani, era un ottimo gestore. Erano i suoi primi anni nell’Inter, che poi è tornata a vincere scudetti, quindi un po’ del suo lo ha messo. Mancini? Ovunque è andato ha sempre fatto bene e con l’Italia quest’estate ha fatto un grosso lavoro. Il fatto che ai tempi alcuni ragazzi ed io avevamo avuto la possibilità di salire in Prima Squadra dimostra che è un allenatore a cui piace valorizzare i giovani e non ha paura di farli giocare e debuttare. Questo è stato un suo credo che ha portato avanti in tutti i club e in Nazionale, perché ha convocato giocatori che nessuno aveva mai convocato, che non avevano mai giocato in Serie A o che arrivano dalla Serie B. Ha avuto il coraggio di fare scelte che altri non hanno avuto».
In merito alla sua esperienza a Palermo, ha detto: «Cavani? Ai tempi era sconosciuto, era ancora giovane e non aveva avuto la fiducia di mister Guidolin. Quando è entrato con la Fiorentina (13 marzo 2007 ndr) ha fatto un eurogol al volo. Da quel momento ha acquisito sempre più fiducia e ha dimostrato sul campo il suo valore. Sicuramente è uno dei migliori con cui ho giocato. Zamparini? Il presidente si può dire che era un vulcanico ed impulsivo, però sentiva addosso il Palermo e mettendo i soldi si prendeva le responsabilità delle scelte giuste o sbagliate e quindi magari mandava via allenatori. Nonostante questo penso sia stato uno di quei presidenti che volevano il bene della loro squadra a tutti i costi. Se cambiava era perché qualcosa non andava e voleva migliorare la situazione, ha sempre messo davanti a tutto e tutti il bene del Palermo. Avercene di presidenti così che tengono tanto alla loro squadra. Portare il Palermo dalle serie inferiori all’Europa non è facile».