L’ex rosanero Andrea Caracciolo ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “LaCasadiC”.
Ecco qualche estratto:
«Famiglia? Sicuramente la mia famiglia è stata molto importante a trasmettermi la passione per il calcio. Poi, probabilmente, sono stato il più fortunato di tutti ad andare avanti. Sono cresciuto come difensore centrale, ero anche elegante e mi piaceva uscire palla al piede e impostare il gioco. Poi verso i 16 anni mi hanno spostato centrocampista e siccome cominciavo ad avere anche il vizio del gol, una volta arrivato al Sancolombano Paolo Sollier mi vide così alto e mi disse: “Tu con quelle gambe lì cosa fai a centrocampo? Vai davanti”. Così mi ha spostato in avanti e da lì è iniziata la mia carriera».
«Brescia? È stata un esperienza incredibile perché io arrivavo dalla Serie C dove prima al Como non avevo praticamente mai giocato, se non in Coppa Italia e nelle amichevoli del giovedì dove segnavo sempre. Però in campionato non ho mai avuto spazio. Alla Pro Vercelli ho giocato senza segnare mai però. Gianluca Nani, all’epoca direttore sportivo del Brescia, aveva visto in me delle qualità che poi si sono dimostrate vere. Quindi credo che sia stato un colpo di fortunata avere lui a vedermi in un gara. Perugia? Ero giovanissimo. Sono state esperienze bellissime, ma a Brescia sono sempre stato predestinato perché sin dalla mia prima partita da titolare ho fatto una doppietta in casa col Piacenza. Poi mi sono confermato nelle due stagioni in Serie A con 24 gol in due stagioni, numeri che se fossero stati fatti in questo calcio di adesso sarebbero eccezionali. Però è stato sicuramente un bel passaggio. Palermo? La Coppa Uefa con il Palermo è stata una grande esperienza. Ricordo maggiormente il gol contro il West Ham perché lì c’era gente come Mascherano, Tevez e Ferdinand e nonostante ciò riuscimmo a vincere quella partita 1-0 con cross di Aimo Diana e io, con un colpo goffo di ginocchio, son riuscito a buttarla dentro. Tra l’altro giocavo con il numero 10. Un bellissimo ricordo all’Upton Park».