Ex rosa, Bovo: «A Palermo mi sento a casa. Addio? La società ha fatto le sue scelte»

L’ex difensore del Palermo Cesare Bovo ha parlato ai microfoni di “PalermoToday” ripercorrendo la sua carriera in rosanero tra successi e qualche rimpianto soffermandosi anche sull’addio dopo gli anni trascorsi nello staff tecnico.

Ecco qualche estratto:

«Ho smesso di giocare cinque anni fa e dal novembre 2021 abito a Palermo. La città mi piace, sono molto affezionato. La sento come se fosse in parte casa mia. E’ stata una scelta di base per stare con le mie figlie, poi ho avuto la fortuna, grazie a Rinaudo, di entrare nello staff del Palermo. Ma purtroppo quest’anno…». Bovo lascia la frase in sospeso. La ferita è ancora aperta: lo scorso giugno, con l’avvio dell’era Dionisi e del ds De Sanctis, il club ha deciso di voltare pagina, dando il la a una rivoluzione dello staff. Via tutti, dal preparatore dei portieri al preparatore atletico, per finire proprio con Cesare Bovo, collaboratore tecnico della società.

Lui, a distanza di quattro mesi, ci tiene a sottolineare: «Non parlerò male del Palermo». Poi entra nel dettaglio: «Hanno cambiato un po’ tutto e questo fa parte del gioco. E’ stata una scelta della società, mi dispiace perché io sono legato al Palermo, la mia era stata una scelta di vita. Facevo il secondo di Liverani. Però ho deciso di venire a Palermo e mi sono sentito coinvolto al 100%. Oltre all’aspetto familiare, l’ho fatto perché Palermo è una delle mie squadre a cui tengo, gli voglio bene e sono tifoso ed ero contento di essere qua. Sicuramente loro avranno avuto le loro motivazioni e va bene così, guardiamo avanti».

«Il mio obiettivo è quello di fare l’allenatore in proprio. Ho fatto già due corsi, ho perso un po’ di tempo perché mi sono concentrato di più su altre cose, anche a livello personale. Allenare non è solo stare in panchina la domenica, è tutto un insieme di cose che vanno provate. Ma bisogna iniziare, fare il vice non è come fare il primo allenatore che non ha una vita. Il primo ha mille cose da fare, parlare con giocatori, dirigenti, presidente, stampa. Ha mille interferenze e distrazioni oltre al campo. Chi fa il secondo lavora tanto sul campo e sulla preparazione delle partite. Sì, studi le avversarie e butti giù delle idee ma non è la stessa cosa».