Silvio Baldini ha avuto una carriera notevole nel calcio italiano, distinguendosi per il suo lavoro nelle diverse categorie del calcio italiano. La sua esperienza abbraccia la Serie A, B e C, dimostrando una versatilità e una capacità di adattamento notevoli. Il suo impegno con la Carrarese dal 2017 al 2021 è stato particolarmente significativo, lanciando un progetto che ha portato frutti a lungo termine, culminati nella recente promozione della squadra, ora guidata da Calabro.
La Panchina d’Oro di Serie C ricevuta nel 2022 è un riconoscimento del suo straordinario lavoro al Palermo, segnando l’apice di una serie di soddisfazioni professionali. In un’intervista esclusiva a TMW, Baldini ha riflettuto su vari aspetti della sua carriera, iniziando dalla Carrarese, un club vicino al cuore della sua famiglia, visto che anche i suoi figli tifano per la squadra della loro città natale, Massa.
Questi dettagli personali arricchiscono la narrazione della sua carriera, mostrando quanto profondamente il calcio sia intrecciato con la sua vita personale e familiare. Ora, mentre aspetta una nuova chiamata che potrebbe portarlo a ulteriori avventure calcistiche, Baldini rimane una figura influente nel calcio italiano, con una ricca eredità e la prospettiva di contribuire ancora di più al gioco.
Silvio Baldini, per prima cosa un commento su questa promozione che possiamo definire inaspettata?
«Inaspettata fino a un certo punto, perché quanto mi hanno chiesto un pronostico all’inizio dei playoff dissi che secondo me la finale sarebbe stata Carrarese-Vicenza, sapendo che il Vicenza era una squadra di un certo livello e che i toscani avrebbero dovuto anche soffrire. E invece la Carrarese nel doppio confronto non ha mai sofferto, ha meritato il risultato e ha ottenuto questa grande vittoria. Bisogna fargli i complimenti, sono stati bravi. Mi fa piacere che il presidente Gemignani mi abbia chiamato una volta finita la partita e mi abbia dedicato delle belle parole, ma vorrei ricordare che io non c’entro nulla con la vittoria della Carrarese, ho partecipato a un percorso e ne sono orgoglioso. Ma la vittoria è la vittoria di Calabro, dei suoi giocatori e di questi dirigenti. I meriti vanno dati tutti a loro. Io sono contentissimo perché anche i miei figli hanno capito che si può essere felici anche da spettatori e non da protagonisti. Questa è una delle cose più belle che mi piace della Carrarese, siamo spettatori ma siamo felici e orgogliosi”.
Quanto sarà difficile ora per la Carrarese in Serie B? «Per niente. La difficoltà non dipende mai da quello che pensano gli altri, ma solo da quello che pensi te. La Carrarese deve andare in Serie B e pensare di provare ad andare in Serie A. Così farà sicuramente un grande campionato. Se invece avrà paura di dire che vogliono la promozione e che sarebbe bene pensare di salvarsi avrà delle difficoltà. So che tra B e C non c’è differenza, sta solo nella testa, e mi auguro che il presidente pensi alla Serie A. Spero che riesca a trasmettere all’allenatore, e poi l’allenatore alla squadra, che nello sport non bisogna avere paura di dire quello che si vuole ottenere. Serve il coraggio e l’entusiasmo per lottare e provare a ottenere un risultato al quale nessuno crede».