Ex rosa, Aronica: «Retrocessione col Palermo l’unico neo della mia carriera, c’era grande caos societario»
Il giornalista Alessio Alaimo ha intervistato l’ex difensore di Palermo e Napoli, Salvatore Aronica su “TMW”. Il palermitano ha raccontato la sua carriera
Aronica, i suoi primi calci al campo Buon Pastore di Palermo.
«Ho iniziato a dare i primi calci da bambino. Tornare qui è sempre bello, emozionante. Ho trascorso l’infanzia, i primi calci, la scuola. Al mio quartiere sono molto legato anche perché l’ho vissuto poco. Ho vissuto una bella infanzia grazie anche a mio fratello che mi trascinava fra i campi di calcio. E ci trovammo a giocare insieme al Bagheria. Chi ero da bambino? Un bambino con tanta personalità, testardo. E con molta voglia di arrivare in un mondo difficile come quello del calcio”.
«Juventus? In occasione di una partita tra Crotone e Bagheria mi vide Franco Ceravolo, osservatore della Juventus. Grazie a lui ho cominciato un percorso di vita importante. Passare dai campi polverosi della Sicilia alla Juventus era un grande sogno. E a diciassette anni sono andato con la prima squadra. Dalla D a vedere da vicino calciatori come Del Piero, Vieri, Zidane e Amoruso era un gran bel salto. Mi colpirono da subito la disciplina e l’organizzazione. Lo stile Juve».
«Reggina e Crotone? In Calabria mi sono formato calcisticamente. A Crotone con la Famiglia Vrenna al comando, una società ben gestita e lo dimostra il fatto che sia ancora proprietaria del club dopo tanti anni. Erano già lungimiranti all’epoca. Quattro anni mi hanno formato. Mazzarri? La svolta della mia carriera. Con lui si è creato un rapporto professionale e umano molto importante. Nel 2006 avevamo quindici punti di penalizzazione, facemmo una cavalcata bellissima. E riuscimmo a salvarci. Napoli? La parentesi più importante, quella che mi ha dato lustro a livello mediatico, professionale e familiare. Era un Napoli che stava crescendo e si stava strutturando. Da lì a poco riuscimmo a consolidarci tra le prime e a lottare con la Juventus».
«Retrocessione col Palermo? L’unico neo della mia carriera. Sono incappato in una situazione che era già compromessa. C’era grande caos societario. Da gennaio ad aprile cambiarono due direttori e quattro allenatori. Da palermitano legato a questi colori non essere riuscito a dare un contributo importante mi è pesato ancora di più. Poi in B con l’avvento di Iachini non ho avuto la possibilità di scendere in campo».
«Mio figlio calciatore? Ha fatto le giovanili del Palermo, nel Trapani e nel Benevento. E adesso gioca all’Rg Ticino in prestito, nel novarese. Mi e gli auguro di calcare i campi del professionismo. Cosa ha imparato dal papà? Sicuramente ha imparato a livello di vita. Educazione, rispetto, i valori più importanti. Sogni per il futuro? Poter allenare, vedere felice la mia famiglia e continuare a fare ciò che mi piace».