L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla candidatura a Euro 2032 dell’Italia e le parole di Abodi.
«Credo, da tempo non sospetto, che lo sport possa essere il principale testimonial della lotta al cambiamento climatico; e svolgere ogni giorno una funzione educativa ed evocativa, dicendo a praticanti, dirigenti, tecnici, ai tifosi e alla società civile tutta che questa è la strada da seguire. Il calcio, per il seguito che ha, può fare da locomotiva, guidare una svolta che non deve essere solo testimonianza ma cambiamento reale. Per questo approvo pienamente la scelta della Lega di far indossare ai capitani di serie A una fascia dedicata al clima per la Giornata della Terra: sono felice di questo impegno, ma partiamo da qui per iniziare una nuova stagione con una strategia precisa. Le politiche per l’ambiente devono essere impegno quotidiano, non una giornata dedicata».
Andrea Abodi, 63 anni, da una vita dirigente sportivo, da poco più di sei mesi ministro dello Sport e dei Giovani, è nel grattacielo di Milano che ospita il quartier generale delle Olimpiadi di Milano-Cortina («dovremo dimostrare la sostenibilità promessa e non sarà difficile»). Ed è il primo a vedere la fascia che la Lega Calcio farà indossare ai capitani di serie A come richiesto dalla petizione di Green&Blue promossa dai capitani Berardi, Calabria e Pessina.Dice di essere ambientalista da tempo non sospetto. Cosa intende? «Era il 2005, facevo parte del consiglio di amministrazione di Coni Servizi e lanciai l’idea di una società dedicata all’efficientamento energetico del sistema sportivo, Coni Energia. Avrebbe dovuto accompagnare la riqualificazione energetica degli impianti puntando sulle energie rinnovabili».
L’avranno scambiata per un marziano ai tempi. «Arrivai a parlarne con il ministro Pecoraro Scanio che comprese l’opportunità e stanziò un milione e duecentomila euro con tanto di firma in pompa magna di un protocollo per riqualificare i centri di preparazione olimpica». Ci sono 10 stadi di calcio, più uno, quello del Palermo, da rifare per la candidatura di Euro 32. Lei dice che vanno rifatti “a prescindere”.
«Ogni stadio può e deve diventare una comunità energetica. È quello che stiamo immaginando per lo stadio Olimpico, dando una indicazione chiara a Sport&Salute che ne è proprietario: immaginare una riqualificazione che passi dalla sostituzione dell’attuale copertura. Uno studio preliminare dimostra che in questo modo, oltre a restituirci un pezzo di visione di Monte Mario e valorizzare l’architettura dello stadio, è possibile produrre l’energia per alimentare tutto il Foro Italico. Con una spesa di 80 milioni, lo faremo nel giro di due anni e sarà più di una dichiarazione di intenti».