Il “nuovo” Palermo ripartirà dal duo Mirri-Di Piazza. Nel loro progetto c’è il calcio femminile che prevede l’accordo con la Ludos, principale società calcistica femminile palermitana ed affiliata alla Figc. La Ludos vanta due partecipazioni alla Serie A e, ha militato, nella stagione 2018-2019 nel campionato di Serie C. Il Palermo tessererà le calciatrici della Ludos per il raggiungimento dei migliori traguardi sportivi. La nostra redazione ha intervistato Cinzia Valenti, presidente della Ludos, per parlare proprio di questo progetto. Ecco le sue dichiarazioni:
Cosa prevede il progetto del calcio femminile col Palermo?
«Un po’ quello che viene riportato nel business plan. È praticamente un affiliazione con la nuova società Palermo. Confluiremo i tesserati per una nuova avventura, come fatto dai grandi club di Serie A, Serie B e qualcuno di Lega Pro. Da Roma in su questo tipo di affiliazione si verifica anche in campionati minori come Promozione ed Eccellenza. Confluirà la Ludos con i propri tesserati all’interno del Palermo e noi organizzeremo tutto il settore femminile. Il nome Ludos non può restare perché travaseremo il tutto e il Palermo avrà il suo calcio femminile. Questo è quanto presentato nel business plan considerando gli aspetti burocratici, è logico che stiamo valutando visto che lo stiamo facendo in corsa e se dovesse esserci qualche contrattempo troveremo la soluzione. Stiamo parlando di aspetti regolamentati dalla Federazione».
Ci sarà la possibilità di vedere il calcio femminile, quindi il Palermo, giocare al Barbera?
«Non so cosa vorrà fare la società. Il sindaco, in conferenza stampa durante la presentazione del bando, ha detto che il Barbera potrebbe essere aperto ad altre realtà cittadine. Penso che, sono delle intenzioni che devono essere riscontrate nei fatti o, comunque, possono anche sorgere esigenze diverse. Per l’esperienza che ho vi dico che, bisogna giocare nello stesso manto in cui ci si allena, cioè, se tutta la settimana mi alleno sul sintetico non posso giocare sull’erba naturale».
Da quanto tempo eravate in contatto con Mirri?
«I contatti sono andati avanti nelle ultime settimane. Si sono rafforzati quando hanno deciso di partecipare al bando. Essendo l’unica realtà di campionati e con più di 30 anni di vita era normale che fossimo contattati da più fronti. Questo è quello che è avvenuto».
La vostra collaborazione col Palermo aiuterà la crescita del calcio femminile e quanto?
«Il quanto non lo so. I progetti della società sono stimolami e ambiziosi. Coloro che hanno rilevato il Palermo sono persone serie. Per cui, per quello che ho percepito dai pochi contatti, visto il poco tempo, mi fa sperare bene. Le loro intenzioni sono su tutti i fronti e vogliono far crescere tanti settori. Si impegneranno a livello giovanile e femminile, non solo la prima squadra. Da parte loro c’è l’interesse di far crescere il calcio femminile e giovanile a 360° gradi. Noi abbiamo voglia di adeguarci a quelle che sono le altre realtà».
A Palermo il calcio femminile ha poco risalto. Come mai?
«È un problema di retaggio culturale. Il Sud soffre di questo. Io non parlerei di differenze tra Nord e Sud perché se no si parlerebbe sempre di differenze, senza mettere in risalto le cose positive fatte fin qui con gente che ha lavorato. Mi fa piacere che la nazionale femminile venga a Palermo. Abbiamo reso consapevoli, con i Mondiali femminili, tante persone di cosa siamo in grado di fare. Abbiamo lavorato dietro le quinte per tutti questi anni e ora abbiamo l’opportunità di far vedere cosa è stato fatto. È un nuovo inizio e un nuovo percorso. Io devo apprezzare quanto fatto dal Sindaco che ha inserito degli aspetti del calcio e della città di Palermo importanti. Apprezzo anche il fatto che la nuova società ha dettagliato per filo e per segno cosa vogliono fare».
Prima dell’approdo di Mirri c’erano stati contatti col Palermo del passato, quindi Tuttolomondo, per creare una collaborazione?
«Con la vecchia proprietà non ci sono stati contatti. Non c’è stato il tempo materiale ma era nei nostri programmi. Ho sempre pensato che era meglio ripartire dalla base che andare con degli avventurieri».
I concorrenti al Palermo erano sei. Secondo lei quello di Mirri era il progetto migliore?
«Io non conosco i progetti degli altri concorrenti. I papabili potevano essere Ferrero e il gruppo Colella. Sapevo qualcosa del piano di Ferrero per lo sviluppo del calcio femminile, non comunque nei dettagli. Il gruppo Colella conosciamo la forza economica. Per quanto riguarda Mirri e Di Piazza hanno presentato un piano dettagliato. Una cosa è dire “Voglio sviluppare il calcio femminile”, una cosa è portare gli atti che documentato il tutto. Questo, secondo me, ha fatto la differenza. L’unica cosa che mi faceva dubitare era la forza economica di Mirri, cosa dichiarata da lui stesso, perché aveva detto che avrebbe potuto riportare il Palermo in B. L’unica cosa per essere il favorito era la forza economica e l’unione con Di Piazza mi ha tolto ogni dubbio».