PALERMO

Escl. Sforzini: «Modena-Palermo da tripla. Volevo aiutare Lucca e chiudere in rosanero»

«Modena-Palermo sarà una partita combattuta. I rosanero sono sulla carta più forti ma il distacco con l’avversario è di soli due punti e ogni partita ha la sua storia. Fuori casa la squadra di Dionisi ha un rendimento migliore ma quella del Braglia la considero una sfida da tripla». Questo il pensiero, ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com, di Ferdinando Sforzini, doppio ex della sfida tra Modena e Palermo, in programma sabato 19 ottobe.

Che idea si è fatto della crisi di Brunori?

«Un club importante come il Palermo, per raggiungere l’obiettivo prefissato, deve avere una rosa ampia di attaccanti, per cui la concorrenza è d’obbligo. Ho vissuto una situazione simile a Pescara e quando giochi per certi obiettivi l’organico deve essere senza dubbio competitivo».

Lo vedrebbe da esterno per convivere con Henry?

«No, non credo. È una prima punta come Henry, seppur con caratteristiche diverse. Sono due opposti. L’attaccante vive anche delle occasioni prodotte dalla squadra. In un momento difficile in tal senso anche l’attaccante finisce per risentirne dal punto di vista realizzativo».

Avrebbe voluto chiudere la sua carriera a Palermo?

«Avevo dato la mia disponibilità a restare, ricoprendo anche il ruolo di chioccia per far crescere Lucca. Ero molto stimolato dalla piazza e sono sicuro che avrei giocato ancora altri due o tre anni. Avrei atteso il mio turno senza mettere alcuna pressione a Lorenzo. Senza dubbio avrei voluto chiudere la carriera in rosanero».

Cosa ha pensato nel vedere Lucca esordire in Nazionale?

«Con Lucca ho un grandissimo rapporto. Ci scriviamo spesso anche se lui è molto impegnato. Spesso mi chiamavano amici dirigenti in Serie A e ho sempre esaltato le sue qualità. In Italia però manca la voglia di scommettere sui giovani. Se hai occhio e prospettiva non puoi non notare un calciatore così. Al di là dell’affetto che mi lega a lui, stiamo parlando di un giocatore con margini di crescita importanti».

Con quale allenatore ha avuto meno feeling nella sua carriera?

«Con Ventura a Bari le cose non andarono benissimo. Venni fermato da un infortunio e mentalmente feci un po’ fatica a riprendermi, complice anche l’episodio precedente vissuto ad Avellino. Con Ventura ci fu qualche screzio, anche se non credo di essermi comportato male. Avevo ventiquattro anni e pensavo a fare gol, con una scarsa predisposizione alla fatica, aspetto che lui richiedeva ai suoi attaccanti. Da parte sua, però, mi sarebbe piaciuto ricevere qualche input in più per far tornare l’entusiasmo. Le cose andarono così ma devo dire che se mai intraprendessi la carriera da allenatore, seguirei molto i suoi insegnamenti».

Ha un sassolino da togliersi dalla scarpa?

«Ho fatto una buona carriera e forse potevo fare qualcosa di più, ma è dipeso da me. Ho forse pagato il mio carattere troppo diretto e sincero. Nel calcio e nella vita in generale essere schietti e leali spesso non paga. Il mio carattere da una parte mi ha penalizzato ma dall’altra mi ha anche permesso di arrivare dove sono arrivato».

Come ha vissuto la prematura scomparsa di Andrea Capone?

«Sono stato suo compagno sia a Grosseto che a Vicenza e mi è dispiaciuto tantissimo. Spesso uscivamo insieme e ho il ricordo di una persona perbene. È stato un forte dispiacere».

Cosa conserva della vita vissuta a Palermo fuori dal rettangolo di gioco?

«A Palermo ho trovato persone splendide, che mi hanno dato veramente tanto. Sicuramente mi porto dietro l’abitudine di fare il bagno a mare il lunedì dopo la partita, anche in pieno inverno. Era un modo splendido di recuperare dalle fatiche».

Cosa vede nel suo futuro?

«Ho fatto il corso da direttore sportivo e mi piacerebbe imparare questo mestiere, affiancandomi a chi già lo conosce bene. Sono pronto a partire da una serie minore a condizione che ci sia un progetto improntante».

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Giorgio Elia