Escl. Parisi: «Palermo favorito sul Bari. Flop in rosanero? Giudizi affrettati sul mio conto»

«Il Bari in questo campionato ha dimostrato di avere un equilibrio maggiore rispetto alle stagioni passate. In questa parte finale del campionato proveranno a giocarsi le loro carte nella corsa alla qualificazione ai play-off. In tal senso mi aspetto un match equilibrato, anche se ai punti e dal punto di vista mentale penso che i rosanero possano partire in vantaggio».
Queste le considerazioni ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com di Alessandro Parisi, doppio ex della sfida in programma venerdì sera tra Bari e Palermo.

La vittoria contro il Sassuolo può rilanciare le quotazioni del Palermo in ottica play-off?

«Queste ultime vittorie rappresentano per il Palermo linfa vitale. La squadra ha riacquisito le sue certezze e penso che allo stato attuale sia quella che sta meglio. Tutti questi aspetti rilanciano senza dubbio le ambizioni promozione attraverso il mini torneo dei play-off».

Da palermitano possiamo dare per scontato il suo tifo per i rosanero nonostante il suo passato con i pugliesi?

«I trascorsi a Bari non si cancellano e sono legato a quella piazza da bellissimi ricordi. Detto questo io sono nato a Palermo, è la mia città e non posso che tifare per i rosanero».

Pensa che il celeberrimo errore contro la Lucchese sia stato determinante nella mancata affermazione in rosanero?

«Penso che l’episodio con la Lucchese abbia avuto il suo peso, dal punto di vista dei giudizi affrettati da parte degli addetti ai lavori. Questo ha ritardato la mia ascesa ma anche creato un danno alle casse del club. Per fortuna poi c’è stato chi ha creduto in me e ha permesso lo sviluppo della mia carriera. La differenza alla fine è stata tutta lì. L’altro bivio è stato dopo Trieste quando sarei potuto tornare in rosanero con la nuova proprietà. A mio avviso non venne dato il giusto valore a quanto stavo facendo in quel momento di forte ascesa della mia carriera e così decisi di andare a Messina».

Lei oggi allena i giovani al Trapani. La dolorosa esperienza del calcio scommesse le ha lasciato qualcosa anche in ottica di insegnamenti da trasmettere?

«Assolutamente sì. Ogni esperienza, bella o brutta che possa essere, ti lascia sempre qualcosa. Questa parentesi negativa mi ha segnato e ha cambiato il mio modo di agire in determinate situazioni. La superficialità da una parte e la voglia di non far male o dispiacere qualcuno dall’altra mi hanno portato a fare degli errori. Ho pagato dal punto di vista sportivo in maniera esemplare, per poi ottenere dei proscioglimenti successivamente. Ora questo bagaglio di esperienza cerco di trasmetterlo in senso positivo ai miei ragazzi».

Quel passaggio al Genoa poi saltato per le controversie del club resta un rimpianto per quella che sarebbe potuto essere?

«Sinceramente mi sarebbe piaciuto vivere quell’esperienza perché quel Genoa era stato costruito per orbitare nelle zone alte della classifica. Si era chiuso il ciclo con il Messina e poteva essere un gradino in più nella mia carriera. Prima del Genoa però andai a fare una tournée con la Juventus e solo i problemi alla caviglia mi impedirono di giocare le mie carte con la maglia bianconera».

Come nasce il soprannome di “Roberto Carlos dello Stretto”?

«Nacque a Messina e lo coniarono i tifosi giallorossi per alcune somiglianze riscontrate nel modo di battere le punizioni. Per rincorsa, modo di calciare e potenza infatti rivedevano in parte le capacità balistiche dell’esterno brasiliano. Ma anche a Trieste mi diedero un soprannome. Mi chiamavano “pane e cipolla”, per evidenziare i tanti sacrifici che avrei dovuto fare per sfondare nel calcio. Lo ricordo con affetto perché mi spronò a fare sempre meglio e a impegnarmi al massimo per raggiungere i miei obiettivi».

Per chiudere: anche ai suoi tempi c’era la pressione per il fantacalcio?

«Assolutamente sì. Tra l’altro ancora oggi incontro tante persone che mi ringraziano per i tanti bonus che avevo portato alle loro squadre, aiutandoli in certi casi anche a vincere il premio finale. Per alcuni di loro sono stato la loro punta di diamante e questi racconti mi fanno piacere e mi regalano dei sorrisi».