Escl. Mutti: «Gara delicata per Salernitana e Palermo. Su Vazquez troppa strumentalizzazione»

«Sarà una partita delicata per entrambe. La Salernitana è rinfrancata dal pareggio ottenuto a Bari nell’ultima uscita, mentre il Palermo arriva da una sconfitta inaspettata contro la Cremonese, vista la rimonta subita nei minuti finali. Le due formazioni, dunque, vorranno riscattarsi, e i rosanero dovranno ritrovarsi».
Ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com, l’ex allenatore di rosanero e granata, Bortolo Mutti, ha commentato così il match della 31ª giornata di Serie B che si disputerà domenica 30 marzo allo stadio “Arechi”.

Non sono stati giorni tranquilli a Palermo per quanto riguarda la posizione di Alessio Dionisi, ad un passo dall’esonero e poi confermato. Come valuta questa mossa da parte della società?

«Dionisi avrà conoscenze e affinità con il suo spogliatoio, al di là dei risultati deludenti. Carlo Osti, persona seria e competente che ho voluto fortemente all’Atalanta, avrà fatto le opportune valutazioni. Bisogna fare coesione e lavorare in sintonia, anche perché, in questo momento, cambiare allenatore potrebbe rivelarsi un salto nel vuoto. Penso dunque che la scelta di confermarlo possa essere giusta».

Secondo gli addetti ai lavori, il Palermo ha una rosa competitiva per tornare in Serie A. Anche l’anno scorso non è stata una stagione positiva: ritiene che la squadra renda al di sotto delle aspettative per via delle pressioni?

«È chiaro che la rosa del Palermo è di alto livello. Ci sono stagioni in cui fai fatica a indirizzare certe situazioni a causa dei risultati negativi. Poi, ovviamente, anche la pressione può influire. Certe dinamiche avranno deviato un percorso che, viste le qualità della squadra, sembrava alla portata. Tuttavia, la Serie B è questa: un campionato molto competitivo. Secondo me, a livello operativo, qualcosa non è andato come doveva».

Lei ha allenato il Palermo nel 2000/01, centrando un decimo posto in Serie B con una squadra neopromossa, e nel 2011/12, subentrando in corsa e ottenendo la salvezza in Serie A. Tuttavia, non è stato confermato in nessuna delle due annate: ha qualche rimpianto?

«Nel primo anno c’è stata la cessione societaria, è subentrata la gestione Zamparini che aveva altre vedute e progetti. Nel secondo, invece, non mi fu effettivamente proposto un rinnovo, e anch’io ho fatto scelte diverse. Sono stati due anni importanti per i risultati ottenuti, non era facile, soprattutto nel primo anno arrivando dalla Serie C. Palermo è una piazza esigente, ma abbiamo fatto un ottimo lavoro. Anche nel 2011/12, nonostante le continue sollecitazioni di Zamparini (ride, ndr), mi frapponevo a certe pressioni interne allo spogliatoio che non gli piacevano».

A proposito di Zamparini… Ha un ricordo particolare da condividere?

«Era una persona molto focosa, ma anche amabile: ti dava tutto. Era un grande tifoso, voleva sempre la sua squadra al primo posto, anche quando mancavano i presupposti (ride, ndr). Sentiva moltissimo la partita: spesso, quando non riusciva a reggerne la tensione, girava in taxi per la città e rientrava allo stadio solo alla fine».

Dal suo punto di vista, è meglio una gestione “presidenziale” come quella di Zamparini o una multinazionale come quella del City Group?

«Eravamo abituati diversamente. Oggi il calcio ha preso un’altra direzione e non credo si possa tornare indietro. Personalmente, preferisco una gestione diretta, quasi familiare. Per esempio, a Bergamo i Percassi ci sono ancora, ma la maggioranza è americana. È una realtà diversa, ma con una forte identità territoriale. L’identità che avevamo con presidenti come Zamparini, Sensi o Franza si sta smarrendo. Quando entravano negli spogliatoi, si avvertiva il loro carisma».

Nel suo secondo anno al Palermo ha allenato Franco Vazquez. Come giudica la squalifica (poi ridotta) per presunti insulti razzisti?

«Mi dispiace molto, perché è un ragazzo di alto profilo e non come lo hanno dipinto in questi giorni. Sicuramente gli sarà scappata una parola di troppo in un momento di rabbia, ma non doveva accadere. C’è stata un po’ di strumentalizzazione: con un confronto diretto o una mediazione, si poteva gestire tutto in modo più sereno. Io, personalmente, sarei andato nello spogliatoio avversario per chiarire con il diretto interessato».