Escl. Lupo: «Dal mercato invernale al mio esonero immotivato, ecco tutta la verità»
Se ne parlava già da di diversi giorni e questa mattina è arrivata anche l’ufficialità: Fabio Lupo non è più il direttore sportivo del Palermo. Al suo posto Maurizio Zamparini ha chiamato Aladino Valoti, vecchia conoscenza del club di viale del Fante. Una voce che circolava già da un po’ di tempo, ma che per l’ormai ds rosanero è stata comunque inaspettata. Ecco le parole di Fabio Lupo rilasciate in esclusiva ai microfoni di Ilovepalermocalcio:
Direttore, come commenta la decisione di Zamparini?
«Non me l’aspettavo. E’ stata un a decisione ingiusta, immotivata ed immotivabile alla luce di quanto fatto da quando sono arrivato. Dieci giorni fa Zamparini mi aveva detto che non mi avrebbe mandato via, stessa cosa ha ripetuto tre giorni fa e poi invece sono stato esonerato. E’ una cosa illogica. Probabilmente la mia autonomia ha dato fastidio a qualcuno, anche se non so a chi».
Decisione immotivata, ma Zamparini le avrà detto il perché di questa scelta…
«Il patron mi ha accusato di non avere empatia con la squadra. Oltre alla mancanza di empatia non possono esserci altre ragioni, perché il mio lavoro è stato riconosciuto da tutti sia sul piano umano che su quello professionale. Oggi ho sentito che ha detto che non avevo la grinta giusta. Ma forse Zamparini confonde le buone maniere con la mancanza di grinta. Io ho sempre avuto grinta, sin da quando facevo il calciatore».
Qual era il suo rapporto con la squadra e con il mister?
«E’ sempre stato un ottimo rapporto, tra professionisti. Un grande rapporto improntato al rispetto ed alla professionalità. Sia con i calciatori che con Tedino».
Al posto suo è arrivato Aladino Valoti…
«Lo conosco, ma non sta a me giudicarlo. E’ una persona che fa questo lavoro già da qualche anno. Come tutti quanti noi ha fatto la sua gavetta, tra esperienze positive e negative. Rispetto a quando sono arrivato io ha la fortuna di trovare una squadra forte, compatta, un gruppo di professionisti e non una squadra dilaniata dalla retrocessione e dalle polemiche. Cosa che invece ho trovato io».
La sua gestione del mercato estivo è stata elogiata da tutti, ma nella sessione invernale ha subito qualche critica. Cosa non ha funzionato secondo lei nel mercato di gennaio?
«Abbiamo deciso di fare un mercato che cercasse di rispettare gli equilibri. Oggi è facile dire “si poteva prendere questo o quest’altro”, poi magari se fossero arrivati altri giocatori ed i risultati fossero stati negativi si sarebbe parlato di rottura degli equilibri. Noi siamo giudicati dai risultati ed a mio parere le sconfitte che abbiamo subito non sono figlie del mercato. Sono figlie di una normale involuzione e flessione, oltre che di una destabilizzazione che è arrivata quando si è cominciato a parlare di un mio esonero. Secondo me questo ha fatto rivivere i fantasmi del passato a chi è qui da più tempo. Per quanto riguarda il mercato, invece, si poteva fare qualcosa di più. Il presidente ha le mie email e sa che dal 14 novembre al 22 dicembre ho messo sul piatto della bilancia 5-6 operazioni che si potevano chiudere all’istante. Sono state fatte valutazioni di carattere economico da Zamparini e di carattere tecnico da Tedino e si è deciso di fare quello che poi abbiamo fatto. Dire che le operazioni non sono state fatte per colpa del direttore sportivo è un errore e non è onesto intellettualmente. Il direttore sportivo ha seguito una strategia aziendale che continua a difendere e che ha condiviso, non mi tiro fuori dalle responsabilità. Ma sia chiaro che se certe operazioni non sono state concluse la colpa non è mia».
Quindi il discorso relativo all’istanza di fallimento ha influito relativamente sul vostro mercato…
«Ha influito nella parte iniziale, ci sono state perplessità ed alcune operazioni che volevamo fare in anticipo sono state frenate. Poi però piano piano la situazione si è risolta. Ho iniziato ad andare in giro ed ho chiarito la situazione della nostra società, in questo penso di avere un po’ di merito. Questo ha contribuito a creare serenità ed ha ridato fiducia al Palermo. Eravamo pronti perché avevo raggiunto accordi con società e calciatori già al 22 di dicembre, non al 31 di gennaio. Bisognava dire “ok” o “non ok”».
E le è stato detto “non ok”…
«Si è deciso di non farle, è stata una scelta aziendale condivisa da me, da Tedino e da Zamparini. Ma non per inefficienza del direttore sportivo, che sia chiaro».
Tirando le somme, qual è l’operazione di mercato di cui va più fiero durante l’avventura in rosanero?
«Non vorrei citarne una in particolare. Complessivamente, come ha detto lei, il mercato fatto in estate è stato buono. Quello di gennaio ha avuto qualche ombra, ma la squadra non è uscita indebolita, né rafforzata. D’altronde non avevamo necessità di rafforzarci, dovevamo solo mantenere degli equilibri. Poi sarà il tempo a giudicare il mio lavoro. Ad esempio, se guardiamo il primo tempo di ieri, il mercato è stato tutto sbagliato. Se guardiamo invece il secondo tempo, è stato un mercato totalmente indovinato. Ha fatto gol Coronado, hanno segnato Rispoli e Nestorovski che abbiamo tolto dal mercato, una rete è nata da incursione di Szyminski e tiro di Dawidowicz. Quindi nel secondo tempo all’improvviso il mercato era tutto positivo, è il calcio. Dal mercato è uscita la stessa squadra forte del girone d’andata, che però ha subito un’involuzione che, come ho detto, ci può stare. Ma ripeto, non figlia del mercato».
Se potesse tornare indietro, accetterebbe di nuovo la chiamata del Palermo?
«Assolutamente sì. Sono stati 8 mesi bellissimi, ho vissuto un’esperienza stupenda ed ottima professionalmente. E’ stato un record mondiale essere esonerati a tre punti dalla promozione, terzi in classifica e dopo una vittoria per 4-1 in casa. E’ un record difficilmente raggiungibile (ride, ndr). Poi ho apprezzato anche il calore dei palermitani, ieri anche per strada ho avuto tante dimostrazioni di affetto che mi hanno commosso, per l’uomo prima che per il professionista. Poi i colori di Palermo, il mare di Mondello, il panorama che vedevo da casa mia all’Addaura. Credo che nessun professionista possa dire di no a Palermo, è un’esperienza straordinaria. Professionalmente ed umanamente».
Ieri sera lei ha assistito alla partita da spettatore, che Palermo ha visto rispetto a quello delle ultime uscite?
«Se la crisi è stata scacciata lo diranno le prossime partite. Io ho visto un Palermo che nel primo tempo era figlio della destabilizzazione, impaurito, spaventato, fragile e vulnerabile, infatti l’Ascoli l’ha capito e ne ha approfittato. Nel secondo tempo ho rivisto invece il Palermo che conoscevo. L’abbraccio tra Rispoli e Nestorovski è stato bellissimo, l’esultanza del gruppo dopo i gol anche. Tutto ciò ha dimostrato il carattere e l’essere squadra del Palermo. Nel secondo tempo ho rivisito il mio Palermo, quello che era primo in classifica. Adesso bisogna dare continuità e non fermarsi. Come ho detto in tempi non sospetti, questa squadra ha il limite di sedersi e guardarsi allo specchio e quando l’ha fatto l’ha pagato caro. Infatti anche per questo abbiamo perso ad Empoli. A volte c’è stata presunzione e ne abbiamo pagato le conseguenze».
Secondo lei la posizione di Tedino è così solida come dice Zamparini?
«Beh, se è solida come diceva della mia viene da preoccuparsi! Questo lo dico con un po’ di ironia, ci sta (ride, ndr). Scherzi a parte, la posizione di Tedino è solida finché i risultati saranno buoni, ma questo vale per tutti gli allenatori. Bruno sta facendo risultati, ha avuto un momento di difficoltà ma è normale in serie B. Credo che da ieri sia iniziato un percorso e spero che Tedino lo porti fino in fondo e soprattutto che gli venga concessa la tranquillità per farlo. Bruno lo sa, dal 12 ce lo dicevamo ogni giorno: solo i risultati possono salvarci e credo che con la nostra testa li abbiamo raggiunti. Poi io ho pagato altre cose e va bene cosi, ma i risultati raggiunti sono stati frutto del nostro lavoro e di quella gavetta che a volte ci è stata rimproverata e che invece è la vera base di tutto».
In chiusura, il Palermo centrerà la promozione diretta in serie A?
«Che domanda! C’è tanto cuore in quello che andrei a dire. So solo che, come ho detto ai ragazzi, sono il loro primo tifoso. Non sarà un esonero a non farmi sentire parte di questo campionato del Palermo. Farò il tifo con tutte le forze perché si possa raggiungere l’obiettivo».