Il difensore classe ’94 Edoardo Lancini ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni a pochi giorni dal suo addio al Palermo. Il centrale difensivo era uno degli ultimi superstiti della grande cavalcata dei rosanero che dalla Serie D è riuscito a tornare in B e a sfiorare anche i playoff. Lancini lascia Palermo dopo 4 stagioni, condite da 80 presenze e 5 gol ma quest’anno con Corini è sceso in campo appena 3 volte. Il suo contratto scadeva il 30 giugno 2023 e non è arrivato il rinnovo. Così Lancini adesso è svincolato e aspetta di scoprire la sua prossima destinazione.
«Sono arrivato a Palermo grazie a Castagnini e Sagramola e voglio sottolinearlo perché tante volte non sono stati nominati e spesso criticati ma sono stati fondamentali per portare la squadra dove è oggi. Hanno portato giocatori importanti a Palermo anche quando non c’erano le risorse economiche che ci sono adesso. Io devo tutto a loro, sono stati come due padri per me. Mi hanno chiamato il 14 agosto quando ero ancora a Brescia e mi hanno convinto subito. Sono due uomini di calcio e sapevo che con loro potevamo fare qualcosa di straordinario. Sono rimasto a Palermo perché c’era Baldini e lui in me aveva piena fiducia. Di fatto con mister Baldini ero più imprescindibile io di Marconi, in tante partite è stato messo più in discussione lui di me. Con Baldini potevo giocare anche 40 partite in Serie B. Il suo arrivo ci ha portato a compiere qualcosa di incredibile. Abbiamo fatto un miracolo ma nel calcio ci si dimentica in fretta e il tempo corre veloce. La gente non ha cancellato quello che abbiamo fatto ma forse lo hanno accantonato. Abbiamo fatto qualcosa di impensabile perché non eravamo i più forti ma con la coesione e la compattezza siamo arrivati in fondo. Siamo riusciti a trascinare una città con noi e l’entusiasmo è riuscito a farci vincere le partite. Alla fine il calcio è questo, l’entusiasmo che ti trasmette la gente e questa è la cosa più bella che mi porto. Baldini è stata una persona fondamentale, anche a livello umano. Ti da 100 in campo e anche umanamente. Per il calcio di oggi è troppo schietto e sincero e spesso non viene compreso»