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Escl. Chevanton: «Malta meravigliosa, a Lecce è mancata la riconoscenza. Palermo? Andai a Monaco, ma…»

«Della possibilità di giocare a Palermo mi venne comunicato solo dopo la mia cessione al Monaco. Non ho mai saputo niente prima, ma solo a cose fatte. Il Monaco veniva dalla sconfitta in finale di Champions e con quella maglia avrei potuto calcare il palcoscenico europeo. Sono scelte che si fanno e a volte il giocatore è l’ultimo a saperlo. Senza dubbio mi sarebbe piaciuto vestire la maglia rosanero, anche in virtù del gemellaggio con il Lecce. Sicuramente sarebbe stata una bellissima esperienza». Ecco il ricordo di Ernesto Chevanton, ex attaccante e oggi vice del CT Davide Mazzotta nella Nazionale di Malta, ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com.

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Come è nata questa nuova occasione per la sua carriera da allenatore?

«La nuova avventura a Malta è nata grazie alla fiducia che ha riposto in me il mister Mazzotta. Per Malta è un momento molto delicato e ad attenderci ci sono due partite importanti. La fiducia del mister è motivo di orgoglio. Per me è tutto nuovo ma senza dubbio sarà un’esperienza meravigliosa. Mi piacerebbe rimanere nella storia di questa squadra insieme a mister Mazzotta».

Ti preoccupa la situazione del tuo vecchio Lecce?

«Sono concentrato al mille per mille sull’avventura a Malta. Da tifoso, quale sarò sempre, chiaramente vivo con ansia la situazione del Lecce. In giallorosso ho avuto un grande passato da calciatore, avendo poi da allenatore delle giovanili la fortuna di vincere uno scudetto. Oltre ad aver lanciato dei giovani in prima squadra. Avrei voluto un minimo di riconoscenza, ma questa spesso nel calcio non c’è. Amerò sempre Lecce e come ho sempre detto quando sono andato a giocare in altre squadre, non ho mai tolto la maglia giallorossa. Ho sempre dato tutto per quei colori ricevendo tanto, anche se poi la riconoscenza è venuta meno».

A Lecce lei ha conosciuto in epoche diverse Sicignano e Di Mariano. Che ricordo conserva di loro?

«Sicignano è un grande amico, con il quale ho un rapporto eccezionale. Ricordo che a Lecce mi chiamava “bimbo” perché ero più piccolo di lui. È una persona straordinaria. Di Mariano è un grande giocatore e non sempre in una carriera il talento sboccia nel momento giusto. Ci vuole impegno e pazienza. Adesso lui è cresciuto e può far valere a suo favore anche l’esperienza maturata negli anni».

C’è un compagno, tra i tanti conosciuti, che avrebbe potuto fare di più nella sua carriera?

«La maggior parte dei miei compagni ha fatto una grande carriera. Se dovessi fare un nome farei quello di Horacio Peralta. Era un grandissimo talento e lo avevano già battezzato come il nuovo Recoba. Lui magari avrebbe potuto fare di più nella sua carriera».

L’Italia di Spalletti punta anche sul talento dei suoi oriundi. Lei avrebbe vestito la maglia azzurra nel caso in cui avesse avuto anche questa alternativa?

«Non l’avrei fatto perché da uruguaiano avrei scelto la Nazionale del mio paese natale».

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Giorgio Elia