Escl. Carrozzieri: «Il Palermo eviti cali di tensione. Brunori? Prima di essere calciatori, bisogna essere uomini»
«Contro il Modena si è visto un grande Palermo nel primo tempo, che purtroppo ha smesso di giocare nel secondo, facendosi riacciuffare dagli avversari. Le aspettative restano buone, ma è chiaro che una squadra che vuole vincere il campionato non può permettersi questi cali di tensione». Queste le riflessioni dell’ex difensore del Palermo, Moris Carrozzieri, ai microfoni di ilovepalermocalcio.com.
Cosa pensa sia successo tra il primo e il secondo tempo?
«È difficile dirlo. Di certo, dopo l’uscita di Verre, il Palermo è calato. Non penso ci sia un problema mentale. Dionisi è un vincente e spesso le sue squadre lo rispecchiano. Quello di Modena, purtroppo, non è un episodio isolato, considerato che i rosanero hanno subito altre rimonte. Speriamo che questi episodi non si ripetano più».
Il distacco dalle prime due posizioni inizia a essere preoccupante?
«Direi di no, considerando la struttura del campionato cadetto. È un torneo molto lungo e ricco di variabili. L’organico è buono e sono convinto che, qualora fosse necessario, la società sarebbe pronta a intervenire a gennaio per accontentare eventuali richieste dell’allenatore. A mio avviso, alla fine Pisa e Palermo la spunteranno».
Brunori ha perso il posto da titolare e non incide quando entra in campo. È il risultato di una permanenza forzata?
«Resto convinto che Brunori non andava confermato. Non essendo arrivate offerte dalla Serie A, ha deciso di restare, ma se fossi stato nei dirigenti del Palermo lo avrei messo sul mercato. Non discuto il giocatore, ma un capitano non può dire quello che ha detto Brunori dopo Venezia. Prima di tutto, bisogna essere uomini e poi calciatori. Mi viene da pensare che, anche in allenamento, lui non dia ciò che dovrebbe. Se così non fosse, Dionisi, che non è uno stupido, non avrebbe motivo di non schierarlo titolare».
Si aspettava l’esonero di Gotti dopo la pesante sconfitta contro la Fiorentina?
«È meglio perdere una volta 0-6 che sei partite per 0-1. Se la società ha un progetto e crede nel proprio allenatore, deve andare avanti. È un po’ come quando, all’inizio dell’era Gasperini, l’Atalanta decise di confermarlo nonostante la serie di risultati negativi. Il Lecce, ad esempio, è un club che guarda più al progetto che ai singoli risultati».
Il più grande rimpianto della sua carriera?
«L’errore che ho commesso, e che tutti conoscono. Per fortuna poi mi sono rialzato, perché non c’è solo il calcio, e adesso ho avviato un progetto con Vieri, un brand di birre. Certo, quell’errore ha pesato sulla mia carriera, considerato che erano interessati a me anche Milan e Juventus. Al di là di tutto, a Palermo stavo benissimo, e ormai quell’errore fa parte del mio passato».
Ha mai pensato a cosa avrebbe fatto se non fosse diventato un calciatore?
«Sicuramente avrei lavorato nell’azienda edile di mio padre. Lui è stato costruttore per cinquant’anni e probabilmente avrei seguito le sue orme».
C’è un allenatore con cui non è scattato il feeling nella sua carriera?
«Mi sono trovato bene quasi con tutti, tra allenatori e compagni di squadra. L’unico che mi ha deluso a livello umano è Ballardini. Quando si verificò il mio problema con l’arrivo della squalifica, sbagliò modi e tempi nel comunicarlo. Neanche come allenatore mi è mai piaciuto, ma questa è una valutazione personale. Per il resto, sono sempre stato un pacifista e non ho mai provato invidia o rancore verso le persone con cui ho lavorato».