Escl. Bogdani: «A Palermo due anni importanti, sarò sempre grato a Rinaudo. Sui settori giovanili italiani…»

«Il mio biennio a Palermo è stato molto importante. Sin dal primo anno siamo stati sempre sul campo, abbiamo trovato dei giovani giocatori, rifatto le squadre e abbiamo cresciuto e formato i nostri ragazzi, anche dal punto di vista educativo. In questo arco di tempo i risultati si sono visti, per cui ritengo che sia stato svolto un ottimo lavoro». Queste le parole di Erjon Bogdani, rilasciate ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com, in merito alla sua esperienza di responsabile del settore giovanile dei rosanero, iniziata nel 2022 e conclusa il 30 giugno 2024.

Quali sono stati i motivi principali per i quali si è concluso il suo rapporto professionale con il Palermo?

«Personalmente sono molto legato al direttore Leandro Rinaudo, grazie al quale ho iniziato questa esperienza in rosanero. Qui sono cresciuto molto, nonostante la mia precedente esperienza con la Nazionale albanese, e insieme a lui ho lavorato bene. Quando sono arrivato, l’obiettivo era far vincere la Primavera, con la quale abbiamo fatto un campionato straordinario, e non era per niente scontato. Anche l’anno scorso la squadra che abbiamo costruito, dopo le numerose partenze, ha disputato un’ottima stagione e i giocatori hanno dimostrato di essere validi talenti. In Italia ci hanno fatto complimenti dappertutto. Ad esempio la Roma U17 è campione d’Italia e i ragazzi della nostra U17 hanno pareggiato 2 a 2 in casa loro e 0 a 0 a Carini. Secondo me, al di là dei risultati, abbiamo svolto un ottimo lavoro, così come Rinaudo con la prima squadra».

Non a caso, negli ultimi giorni, alcuni talenti rosanero sono finiti nel mirino di alcune società. A suo avviso c’è qualche giovane in particolare, in ottica prima squadra, che è sulla buona strada?

«Non nascondo che alcune società hanno chiesto informazioni su alcuni giovani, tipo quelli del 2009, protagonisti di un campionato eccellente. Infatti il Palermo è stata l’unica squadra di Serie B ad essere arrivata ai quarti di finale dei Playoff U15, nei quali il Genoa ha avuto la meglio. Comunque i giovani sono come i fiori, ovvero bisogna stargli sempre vicino e curarli sempre bene perchè, ovviamente, i momenti delicati possono essere dietro l’angolo. È difficile fare certe previsioni future, a me piace seguirli ogni giorno. I ragazzi rosanero sono sulla buona strada, ma non mi posso sbilanciare sul fatto che possano presto far parte della prima squadra. Quando si parla di un giovane bisogna seguirlo sempre, anche perchè può avere imprevisti o ostacoli nella propria vita privata, come ad esempio a scuola. Il sostegno non gli deve mai mancare, sia sul campo che in ambito psicologico».

Ha già ricevuto delle proposte per rimettersi subito in carreggiata?

«Per adesso mi sto aggiornando e seguirò anche i tornei dei settori giovanili. Inoltre, in questi giorni, mi trovo in Germania, dove ho seguito alcune partite degli Europei, come quelle dell’Albania, e guaderò il quarto di finale tra Spagna e Germania. Non nascondo che due/tre chiamate da altre squadre le ho ricevute, ma adesso devo stare sereno e valutare bene le varie opportunità. Per rimettermi in gioco ho bisogno di un bel progetto. Il settore giovanile è un ambito che mi piace moltissimo e mi dispiace che, secondo me, in Italia sia molto trascurato. Non a caso, in generale, questo aspetto si nota con qualche risultato non molto positivo delle prime squadre».

A proposito dei settori giovanili italiani, tematica molto attuale dopo l’eliminazione della Nazionale di Luciano Spalletti dagli Europei. Si parla, da anni, di poca attenzione dedicata ai settori giovanili e alla poca valorizzazione dei piccoli talenti dei vivai: cosa ne pensa di questa situazione?

«Innanzitutto ritengo che le squadre di Serie A e di Serie B debbano avere le strutture idonee per far sì che anche le categorie giovanili possano allenarsi nelle giuste condizioni. Non nascondo che il primo anno, quando sono arrivato, il settore giovanile si allenava a metà campo. In questa maniera diventa difficile competere con realtà come Danimarca e Norvegia. A differenza di Paesi come la Germania o la Svizzera, in  Italia mancano le strutture. Lì anche i 2012, ad esempio, si allenano nei campi grandi per prendere confidenza con le giuste misure e per crescere anche dal punto di vista fisico. Altre realtà più blasonate del Palermo, prendendo in considerazione la fascia 2008-2010, si allenano a metà campo e ne deriva un deficit fisico».