Dopo il mancato rinnovo con il Palermo, dopo la scadenza del contratto arrivata il 30 giugno 2017, Sinisa Andelkovic è diventato a tutti gli effetti un ex rosanero. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Ilovepalermocalcio, il difensore sloveno, che ha militato nel club di viale del Fante dal 2011 al 2017, con le parentesi in prestito ad Ascoli e Modena (2011-2013), ha parlato del suo addio e di tanto altro ancora. Ecco tutte le sue parole:
Sinisa, come mai non è arrivato il rinnovo del contratto?
«Non lo so, non so cosa ha pensato la società al riguardo. Io ho parlato con il mio procuratore, abbiamo parlato con il presidente Zamparini e poi dovevamo risentirci ma in realtà non abbiamo sentito più nessuno».
Escludi che nei prossimi giorni possano esserci dei nuovi contatti con il Palermo?
«Il mio procuratore sta cercando una squadra per me, ma con il Palermo non c’è nessun contatto. C’è già qualche squadra che mi segue. Alcune sono italiane, tante altre estere. Io avversario del Palermo in B l’anno prossimo? Beh, tutto è possibile. Vedremo».
Cosa significa per te lasciare il Palermo dopo tutti questi anni in maglia rosanero?
«Mi dispiace molto perché sono andato via proprio dopo la retrocessione. So di avere sempre giocato con il cuore, in tutti questi anni in rosanero ho dato il massimo. Ho passato momenti belli e altri meno belli. Palermo è una città che merita di tornare in serie A. Io e la mia famiglia siamo stati benissimo, abbiamo trascorso anni bellissimi e si respirava un buon clima. Ma la vita è così, non puoi giocare sempre nella stessa squadra, prima o poi ne dovrai cercare un’altra».
C’è qualcosa che ti manca di Palermo?
«Palermo mi manca, sono stato molto tempo lì ed ero sempre contento. Ho dato tutto con il cuore, è difficile lasciare così una squadra ed una società come Palermo. I tifosi erano sempre dalla nostra parte, tranne quest’anno che è stato difficile ma è ovunque così quando le cose vanno male. Mi mancano tanti amici, tutti quelli che sono sempre stati accanto alla mia famiglia in questi anni a Palermo. Mi dispiace tanto anche per mio figlio che è cresciuto lì. A Palermo era tanto felice, andava all’asilo e aveva tanti amici».
Cosa non ha funzionato quest’anno a Palermo?
«Secondo me i tanti cambi di allenatore mettono in difficoltà i giocatori, perché ogni mister fa allenare in maniera diversa. Era successo già l’anno scorso, anche se poi ci siamo salvati. Poi quest’anno sono mancati anche giocatori importanti per la serie A. Ne abbiamo venduti alcuni, ne sono arrivati altri ma in inverno abbiamo venduto ancora. Alla fine non c’erano abbastanza uomini esperti per la serie A».
Tu hai già vinto la serie B con il Palermo. Cosa serve per vincere il campionato cadetto?
«Per la città di Palermo spero che torni in A. Credo che ci riusciranno, ma per farlo devono scendere in campo sin dalla prima partita con l’obiettivo di conquistare la promozione. Riuscire a dare il massimo fino a fine inverno permetterebbe loro di giocare un girone di ritorno più tranquillo».
A Palermo hai sempre dovuto lottare per conquistare la maglia da titolare, nonostante in campo tu abbia sempre dimostrato il massimo impegno…
«Ogni anno è stato così da quando sono a Palermo. Non partivo mai titolare dall’inizio del campionato ed erano momenti difficili per me. Nella mia testa mi dicevo di non mollare e di allenarmi dando il massimo, così da farmi vedere dal mister perché alla fine è lui che decide chi va in campo e chi no. È l’allenatore che sceglie alla fine della settimana se darti una chance o no».
Nel 2015 hai indossato la fascia da capitano. Come hai vissuto quel giorno?
«Mi ricordo benissimo quel giorno. È stato un onore per me indossare la fascia da capitano del Palermo, anche perché sono straniero. La cosa più importante comunque era che la squadra giocasse bene, il fatto che ero capitano non significava che ero diverso rispetto ai miei compagni. Anche in quel caso ho dato il massimo per la squadra, per il Palermo».
A Palermo hai conosciuto tanti allenatori. Chi ti ha colpito di più?
«È una bella domanda ma è difficile rispondere (ride, ndr). Ne ho conosciuti tanti, ognuno con il proprio modo di allenare e con il proprio carattere. Però ricordo che quando sono tornato dal prestito ed ho fatto il campionato di serie B, Iachini mi ha dato grande fiducia. Quando siamo risaliti volevano che andassi via dal Palermo, non volevano che restassi in serie A. Ma mister Iachini mi è stato molto vicino e mi ha detto che potevo giocare anche in A. Poi lui è andato via e chi è arrivato è stato bravo. Ma cambiavamo allenatore ogni due mesi, quindi era difficile capire chi era più bravo del precedente e così via. Anche per gli allenatori era difficile. Ma Iachini è sicuramente quello che mi ha dato più fiducia per giocare in serie A».
Qual è il tuo ricordo più bello con la maglia del Palermo?
«Il ricordo più bello è sicuramente la promozione in serie A. L’anno seguente abbiamo fatto molto bene».
In chiusura, vuoi fare un saluto ai tifosi del Palermo?
«Assolutamente sì, voglio salutare tutti i tifosi rosanero e dire loro di stare sempre vicini alla squadra, sia quando va bene che quando va male. Soltanto così il Palermo può riconquistare la serie A».