L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Erdis Kraja, centrocampista del Palermo. Cassano? «Anche se devo dire che non ho sentito nessuno accostarmi a lui – dice Kraja, classe 2000 rosanero – il paragone mi fa piacere. I giocatori con quelle caratteristiche sono quelli che seguo di più». Ce n’è uno in particolare al quale si ispira? «Isco del Real Madrid. Lo ammiro molto e a volte cerco di imitarne anche le movenze, ma non so se ci riesco. Lui su tutti, ma mi piacciono tutti quelli che hanno le caratteristiche tipo Iniesta o Xavi». Tutti quelli che hanno il suo ruolo. È un caso? «La domanda sul ruolo in cui preferisco giocare è quella che mi fanno più spesso. Tutti mi chiedono dove mi trovi meglio, visto che ho giocato da difensore centrale, da centrocampista e Pergolizzi mi ha anche reinventato trequartista. Rispondo sempre “dove mi mette il mister”. Cerco di dare il massimo, secondo me è il campo a dire la zona in cui rendo meglio. Cerco di adattarmi a qualsiasi ruolo, che sia il portiere o il terzino: per me è uguale». Lei è nato vicino a Brescia, i suoi genitori sono arrivati in Italia prima che lei nascesse. Cosa le raccontano dell’Albania? «Sono nato a Chiari, in provincia di Brescia. I miei sono arrivati in Italia negli anni Novanta. Prima è arrivato mio padre Jetmir, poi l’ha seguito mia madre Ilvana. Mi hanno raccontato molto dell’Albania. Quando ero più piccolo ci andavamo spesso, ora mi capita di andare un po’ meno. Ma mi piace tornare dove ho le mie radici. Mi ritrovo con la cultura e il modo di pensare degli albanesi». Ha chiesto perché sono arrivati in Italia? «Era un periodo brutto, c’era la guerra e non c’erano possibilità di lavoro. Mio padre ha deciso di arrivare in Italia da immigrato e ha trovato lavoro come muratore. Il 73 che porto come numero di maglia è dedicato a lui. Quello è il suo anno di nascita». È vero che i suoi genitori le hanno chiesto di riflettere bene prima di accettare la proposta del Palermo? «Se c’è stato qualche momento di confronto in più con i miei è stato solo per le classiche raccomandazioni che fa qualunque genitore al figlio che cambia città e lascia casa. Ma le fanno tutti i genitori del mondo, in qualunque città vada il figlio». Riuscirà a fare del calciatore la sua professione? «Fin da piccolo ho giocato a calcio. Ho sempre pensato, e continuo a farlo, che sarebbe diventata la mia professione. Tutti gli sforzi e i sacrifici, da parte mia e soprattutto dei miei genitori, sono sempre stato concentrati sul pallone. Spero e mi auguro di continuare su questa strada». Come ha iniziato? «A Palazzolo Sull’Oglio, la cittadina dove abito io, mio padre mi ha portato al campo e mi ha lanciato nella mischia. Poi quasi subito sono entrato nella squadra del paese e contemporaneamente ero iscritto alla scuola calcio. Lì mi ha notato l’Atalanta e mi ha chiesto di provare, ho fatto il provino e ho iniziato tutta la trafila nelle giovanili». L’anno scorso ha vinto lo scudetto Primavera con l’Atalanta, com’è l’impatto con una prima squadra? «È stato un balzo incredibile. Giocare a Palermo, una piazza che non è da D mi sta formando molto. Bergamo non è piccola, ma rispetto a una Primavera lì a una prima squadra qui il salto è enorme. Il livello della nostra squadra è molto più alto di una formazione di D normale. Lontano dal “Barbera” troviamo qualche difficoltà perché per forza di cose ci sono campi sui quali è difficili esprimere il nostro gioco. Però ci proviamo lo stesso e fino ad ora ci è andata bene». Che rapporto ha con Palermo? «Mi piace viverla. Soprattutto la zona del centro storico. Mi piace incontrare gente: anche il traffico mi piace. Le città mi piace viverle con tutto quello che hanno dentro. Mi trovo molto bene a Palermo». Come vede il suo futuro? «Spero con il pallone fra i piedi. A Palermo mi trovo bene, ma è un po’ presto per parlare di futuro. Sono in prestito dall’Atalanta. Non ho obiettivi a lungo termine, penso sempre giorno dopo giorno. Guardo più il presente: il futuro è determinato da quello che fai nel presente. Penso solo a crescere». Da chi le piacerebbe essere allenato? «Guardiola su tutti, per il gioco che esprime. Ovunque vada lascia la sua impronta, anche ora con il Manchester city. Ma anche Conte: riesce a fare sempre un lavoro incredibile. È un allenatore perfetto per fare esprimere i giovani al massimo».